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Nota Bene
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I
PROTOCOLLI DEI PAZZI DI SION
Cari
amici e fratelli, vi sottoponiamo questo testo che, come gli altri
della serie di articoli sugli illuminati, ha lo scopo di farvi aprire
gli occhi
sulla gestione di questo mondo da parte dei satanisti che si credono
degli dei
in terra. Questo articolo, originariamente intitolato "I Protocolli
degli
Anziani di Sion", che ho giustamente ribattezzato "I Protocolli dei
Pazzi di Sion", vi aiuta a capire come gli agenti di satana stiano
lavorando per distruggere il mondo e l'intera umanità.
Questi
figli del diavolo, che brillano solo per la loro estrema
idiozia, purtroppo amano credersi saggi, fino a proclamarsi tali, come
nel caso
del titolo di questo documento, che ho deciso di cambiare. E poiché
sono
esperti nell'usurpazione e nella manipolazione, fingono anche di essere
persone
di Sion, dando così l'impressione di essere di Israele, mentre non lo
sono. Non
sono mai stati di Israele, né lo saranno mai.
La
Sion a cui fanno riferimento ogni volta non è la Sion di Dio, ma
piuttosto la loro sion satanica che hanno creato nel loro mondo. Dio ha
la sua
Gerusalemme, anche il diavolo ha la sua. Perciò non lasciatevi più
ingannare
dalle parole e dalle espressioni false che gli uomini di satana spesso
usano.
E
come ve lo dicevamo nel nostro articolo intitolato "Gli
Ipocriti messi a nudo", Dio ha scelto in questi
ultimi tempi, di
rivelarci la vera natura di questi cosiddetti grandi uomini e donne del
pianeta, e di mettere totalmente a nudo tutti i loro piani, tutti i
loro
progetti e tutte le loro opere, che essi si sono sempre sforzati a
tenere
segreti. Raccomandiamo
questo
articolo e gli altri articoli della serie
Illuminati, che potete trovare sul sito www.mcreveil.org.
Parleremo
ben apertamente e
discuteremo il significato di ogni riflessione e, per mezzo di paragoni
e
deduzioni, arriveremo a dare una spiegazione completa esponendo così il
concetto della nostra politica e di quella dei Goys (parola ebraica per
definire tutti i Gentili). Si deve anzitutto notare che gl'individui
corrotti
sono assai più numerosi di coloro che hanno nobili istinti, perciò nel
governare il mondo i migliori risultati sono ottenuti colla violenza e
l'intimidazione, anziché con le discussioni accademiche. Ogni uomo ha
sete di
potere, ognuno amerebbe essere un dittatore se solamente lo poteva, e
ben rari
sono coloro che non sono pronti a sacrificare il benessere altrui pur
di
raggiungere i loro obbiettivi personali.
Che
cosa ha frenato quelle bestie
selvatici da prede, che chiamiamo uomini? Da cosa sono stati governati
fino ad
oggi? Nei primordi della vita sociale si sono sottomessi alla forza
cieca e
brutale, poi alla legge la quale - in realtà - è la stessa forza, ma
mascherata. Da ciò debbo dedurre che, secondo la legge della natura, il
diritto
sta nella forza. La libertà politica non è un fatto, ma una idea.
Questa idea,
si deve sapere come applicarla quando è necessaria, allo scopo di
servirsene
come di un'esca per attirare la forza della plebe al proprio partito,
se detto
partito ha deciso di usurpare il potere di un rivale. Il problema viene
semplificato, se questo rivale diventa infetto da idee di libertà, dal
cosiddetto liberalismo, e se per l’amore di tale idea, lui cede una
parte del suo
potere.
La
nostra idea trionferà in modo
evidente in ciò: Una nuova mano afferra le abbandonate redini del
Governo,
secondo vuole la legge vitale, perché la forza cieca del popolo non può
esistere per un solo giorno senza un Capo che la guidi, ed il nuovo
Governo non
fa che sostituire il vecchio indebolito dal suo liberalismo. Oggi
giorno la
potenza dell'oro ha sopraffatto i regimi liberali. Vi fu un tempo in
cui la
religione governava. Il concetto della libertà non è realizzabile
perché
nessuno sa adoperarla con discrezione. Basta dare l'autonomia di
governo ad un
popolo, per un periodo brevissimo, perché esso diventi una ciurmaglia
disorganizzata. Da quel momento stesso cominceranno i dissidi, i quali
presto
si trasformano in guerre civili, Gli stati vengono dati alle fiamme e
tutta la
loro importanza scomparirebbe.
Che
uno Stato sia esaurito dalle sue
proprie convulsioni interne, o
che sia consegnato, dalle guerre civili, a
un nemico straniero, può considerarsi
definitivamente e totalmente
distrutto e sarà in nostro potere. Il dispotismo capitalista, che è
interamente
nelle nostre mani, gli tenderà un fuscello al quale lo Stato dovrà
inevitabilmente aggrapparsi per evitare di cadere inesorabilmente
nell'abisso.
Se, per dei motivi di liberalismo, asserisce che simili discussioni
sono
immorali farò una domanda: perché non è immorale per uno Stato che ha
due
nemici, uno esterno e l'altro interno, il servirsi contro l'uno di
mezzi
difensivi diversi da quelli che usa contro l'altro, formando cioè piani
segreti
di difesa, e di attacco di notte o con forze superiori? Dunque, perché
dovrebbe
essere immorale per lo Stato di servirsi di questi medesimi mezzi
contro ciò
che rovina le sue fondamenta ed il benessere della sua stessa esistenza?
Una
mente logica e sana può sperare
di governare una massa con successo per mezzo di argomenti e
ragionamenti,
quando sussiste la possibilità che essi siano contraddetti da altri i
quali,
anche se assurdi e ridicoli, vengano presentati in guisa attraente a
quella
parte della plebe, che non è capace di ragionare o di approfondire,
guidata
come è interamente da piccole passioni e convenzioni, o da teorie
sentimentali?
Il grosso della plebe, non iniziata ed ignorante, assieme a coloro che
sono
sorti e saliti da essa, vengono avviluppati in dissensi di partito, che
rendono
impossibile qualsiasi accordo anche sulla base di argomenti sani e
convincenti.
Ogni decisione della massa dipende da una maggioranza casuale o
predisposta la
quale, nella sua totale ignoranza dei misteri politici, approva
risoluzioni
assurde, seminando in questo modo i germi dell'anarchia.
La
politica non ha niente di comune
con la morale; un sovrano che si lascia guidare dalla morale non è un
accorto
politico, conseguentemente non è sicuramente assiso sul trono. Colui
che vuol governare deve ricorrere all'astuzia ed all'ipocrisia. In
politica, le
grandi qualità umane di onesta e di sincerità diventano dei vizi e
fanno perdere il trono più certamente che non il più acerrimo nemico.
Queste
qualità devono essere gli attributi delle nazioni Gentili, ma noi non
siamo
affatto costretti a lasciarci andare da esse. Il nostro diritto sta
nella
forza. La parola "diritto" rappresenta un'idea astratta senza base
alcuna, e significa né più né meno che: "Datemi quello di cui ho bisogno per
dimostrarvi che io son più forte di voi".
Dove
comincia il diritto? Dove
termina? In uno Stato dove il potere è male organizzato, ove le leggi e
le
personalità del regnante sono resi inefficaci dal continuo liberalismo
invadente, io mi servo di una nuova forma di attacco usando del diritto
della
forza per distruggere i canoni e i regolamenti già esistenti,
impadronirmi
delle leggi, riorganizzare tutte le istituzioni, e diventare così il
dittatore
di coloro i quali hanno spontaneamente rinunciato al loro potere
conferendolo a
noi. La nostra forza, nelle attuali traballanti condizioni
dell'autorità
civile, sarà maggiore di qualsiasi altra, perché sarà invisibile, sino
al
momento che saremo diventati tanto forti da non temere più nessun
attacco per quanto
astutamente preparato. Dal male temporaneo, al quale siamo obbligati a
ricorrere, emergerà il benefizio in un regime incrollabile che
reintegrerà il
funzionamento dell'esistenza naturale, distrutto dal liberalismo. Il
fine
giustifica i mezzi.
Bisogna,
formulando i nostri piani,
che noi facciamo più attenzione non tanto a ciò che è buono e morale,
quanto a
ciò che è necessario e vantaggioso. Abbiamo davanti un piano dove è
tracciata
una linea strategica dalla quale non dobbiamo deviare, altrimenti
distruggeremo
il lavoro di secoli interi. Per stabilire uno schema d'azione adeguato,
dobbiamo tener presente la meschinità, l'incostanza e la mancanza di
equilibrio
morale della folla, nonché l'incapacità sua di comprendere e di
rispettare le
condizioni stesse del suo benessere e della sua esistenza. Si deve
comprendere,
che la forza della folla è cieca e senza acume; che porge ascolto ora a
destra
ora a sinistra. Se il cieco guida il cieco, ambedue cadranno nella
fossa.
Conseguentemente quei membri della folla che sono venuti su da essa,
non
possono, anche essendo degli uomini d'ingegno, guidare le masse senza
rovinare
la nazione.
Solo
un personaggio elevato per
esercitare la sovranità autocratica può leggere le parole formate con
l'alfabeto politico. Il popolo abbandonato a sé stesso, cioè in balìa
di
individui saliti su dalla plebe, viene rovinato dai dissensi di partito
che
hanno origine dall'avidità di potere e dalla bramosia di onori,
generatrici di
agitazioni e disordini. È forse possibile che le masse possano giungere
tranquillamente ed amministrare senza gelosia gli affari di Stato che
non
devono confondere con i loro interessi personali? Possono le masse
organizzare
la difesa contro il nemico esterno? Ciò è assolutamente impossibile,
perché un
piano suddiviso in tante parti quante sono le menti della massa, perde
il suo
valore e quindi diventa inintelligibile ed ineseguibile.
Soltanto
un autocrate può concepire
piani vasti, assegnando la sua parte a ciascun ente del meccanismo
della
macchina statale. Quindi concludiamo essere utile per il benessere del
paese,
che il governo del medesimo sia nelle mani di un solo individuo
responsabile.
Senza il dispotismo assoluto la civiltà non può esistere, perché la
civiltà può
essere promossa solamente sotto la protezione del regnante, chiunque
egli sia,
e non dalla massa. La folla è barbara, ed agisce barbaramente in ogni
occasione. La turba, appena acquista la libertà, rapidamente la
trasforma in
anarchia, la quale è per sé stessa la massima delle barbarie. Date uno
sguardo
a quei bruti alcolizzati ridotti all'imbecillità dalle bevande, di cui
la
libertà tollera un uso illimitato! Dovremo noi permettere a noi stessi
ed ai
nostri simili di imitarli?
I
popoli della cristianità sono
fuorviati dall'alcool; la loro gioventù è resa folle dalle orge
classiche e
premature alle quali l' hanno istigata i nostri agenti - e cioè i
precettori, i
domestici, le istitutrici, gli impiegati, i commessi e via dicendo -;
dalle
nostre donne nei loro luoghi di divertimento; ed a queste ultime
aggiungo anche
le cosiddette "Signore della Società" - loro spontanee seguaci nella
lussuria e nella corruzione. Il nostro motto deve essere: "Qualunque
mezzo
di forza ed ipocrisia!" In politica vince soltanto la forza schietta,
specialmente se essa si nasconde nell'ingegno indispensabile per un
uomo di
Stato. La violenza deve essere il principio; l'astuzia e l'ipocrisia
debbono
essere la regola di quei governi che non desiderano di deporre la loro
corona
ai piedi degli agenti di una potenza nuova. Il male è l'unico mezzo per
raggiungere il bene. Pertanto non dobbiamo arrestarci dinanzi alla
corruzione,
all'inganno e al tradimento, se questi mezzi debbono servire al
successo della
nostra causa.
In
politica, non esitiamo a confiscare
le proprietà se noi possiamo così ottenere l'assoggettamento altrui e
il
potere. Il nostro Stato, seguendo la via della conquista pacifica, ha
il
diritto di sostituire agli orrori della guerra le esecuzioni, meno
appariscenti
e più utili, che sono i mezzi necessari per mantenere il terrore,
producendo
una sottomissione cieca. La severità giusta ed implacabile è il fattore
principale della potenza dello Stato. Non solo perché è vantaggioso, ma
altresì
per dovere e per la vittoria, dobbiamo attenerci al programma della
violenza e
dell'ipocrisia. I nostri principi sono altrettanto potenti quanto i
mezzi coi
quali li mettiamo in atto. Questo è il motivo per cui non solo con
questi mezzi
medesimi ma anche con la severità delle nostre dottrine, trionferemo ed
assoggetteremo tutti i Governi al nostro Super-Governo. Basta che si
sappia che
siamo implacabili per prevenire ogni recalcitranza.
Noi
fummo i primi, un tempo, a
gettare al popolo: "Libertà, uguaglianza, fratellanza", queste parole
così spesso ripetute, da quel tempo in poi, da pappagalli ignoranti
accorrenti
in folla da ogni dove intorno a quest'insegna. Costoro, ripetendole,
tolsero al
mondo la prosperità ed all'individuo la vera libertà personale, che
prima era
stata così bene salvaguardata, impedendo alla plebaglia di soffocarla.
I
Gentili cosiddetti saggi e intelligenti, non percepirono quanto fossero
astratte le parole che pronunciavano e non si accorsero che queste
parole non
solo non si accordavano, ma si contraddicevano addirittura. Essi non
seppero
vedere che l'eguaglianza non esiste nella natura, la quale crea calibri
diversi
e disuguali di mente, carattere e capacità. Così è d'uopo assoggettarsi
alle
leggi della Natura. Questi sapientoni non seppero intuire che la massa
è una
potenza cieca e che coloro i quali, emergendo da essa, vengono chiamati
al
governo, sono ugualmente ciechi in fatto di politica; che un uomo
destinato a
regnare può governare, anche se sia uno sciocco, ma che un uomo il
quale non è
stato preparato a tale compito, non comprenderebbe nulla di politica
anche se
fosse un genio. Tutto questo è sfuggito ai Gentili.
Mentre
è su questa base, che fu
fondato il governo dinastico. Il padre soleva istruire il figlio nel
significato e nello svolgimento delle evoluzioni politiche in maniera
tale che
nessuno, fuorché i membri della dinastia, potesse averne conoscenza e
che
pertanto nessuno potesse svelarne i segreti al popolo governato. Col
tempo il
significato dei veri insegnamenti politici, quali erano trasmessi nelle
dinastie da una generazione all'altra, andò perduto, e questa perdita
contribuì
al successo della nostra causa. Il nostro appello di: "Libertà,
Uguaglianza, Fratellanza", attirò intiere
legioni nelle nostre file dai quattro canti del mondo attraverso i
nostri
inconsci agenti, e queste legioni portarono i nostri stendardi
estaticamente.
Nel frattempo queste parole rodevano, come altrettanti vermi, il
benessere dei
Cristiani e distruggevano la loro pace, la loro costanza, la loro
unione,
rovinando così le fondamenta degli Stati. Come vedremo in seguito,
questa
azione determinò il nostro trionfo. Esso ci dette, fra l'altro, la
possibilità
di giocare l'asso di briscola, vale a dire di ottenere l'abolizione di
privilegi; ossia, in altre parole, l'abolizione dell'aristocrazia dei
Gentili,
la quale era l'unica difesa che le Nazioni ed i paesi possedevano
contro di
noi.
Sopra
le rovine di una aristocrazia
naturale ed ereditaria, costruimmo un'aristocrazia nostra a base
plutocratica.
Fondammo questa nuova aristocrazia sulla ricchezza, che noi
controllavamo, e
sulla scienza promossa dai nostri dotti. Il nostro trionfo fu
facilitato dal
fatto, che noi, mediante le nostre relazioni con persone che erano
indispensabili, abbiamo sempre agito sulla parte suscettibile della
mente
umana; cioè sfruttando l'avidità di guadagno delle nostre vittime, la
loro
ingordigia, la loro instabilità, nonché profittando delle esigenze
naturali
dell'uomo, poiché ognuna di queste debolezze, presa da sé, è capace di
distruggere l'iniziativa, ponendo così la potenza volitiva del popolo
in balìa
di coloro che vorrebbero privarlo di tutto il suo potere di iniziativa.
Il
carattere astratto della parola libertà rese possibile di convincere le
turbe
che il Governo non è altro che un gerente rappresentante il possessore
- vale a
dire la Nazione -; e pertanto può essere messo da parte come un paio di
guanti
usati. Il fatto che i rappresentanti della Nazione possono essere
destituiti li
diede in nostro potere e fece sì che la loro nomina è praticamente
nelle nostre
mani.
Per
il nostro scopo è indispensabile
che le guerre non producano modificazioni territoriali. In tal modo,
senza
alterazioni territoriali, la guerra verrebbe trasferita sopra una base
economica. Allora le nazioni dovranno riconoscere la nostra superiorità
per
l'assistenza che sapremo dare ad esse, e questo stato di cose metterà
entrambe
le parti alla mercè dei nostri intermediari internazionali dagli occhi
di
lince, i quali hanno inoltre mezzi assolutamente illimitati. Allora i
nostri
diritti internazionali cancelleranno le leggi del mondo e noi
governeremo i
paesi nello stesso modo che i singoli governi governano i loro sudditi.
Sceglieremo
fra il pubblico
amministratori che abbiano tendenze servili. Essi non avranno
esperienza
dell'arte di governare, e perciò saranno facilmente trasformati in
altrettante
pedine del nostro giuoco; pedine che saranno nelle mani dei nostri
astuti ed
eruditi consiglieri, specialmente educati fino dall'infanzia nell'arte
di
governare il mondo. Come già sapete, questi uomini hanno studiato la
scienza
del governo dai nostri piani politici, dall'esperienza dataci dalla
storia e
dalla osservazione degli avvenimenti che si susseguono. I Gentili non
traggono
profitto da costanti osservazioni storiche, ma seguono una routine
teorica
senza considerare quali possano esserne le conseguenze, quindi non
occorre
prenderli in considerazione. Lasciamo che si divertano finché l'ora
suonerà,
oppure lasciamoli vivere nella speranza di nuovi divertimenti, o nel
ricordo di
godimenti che furono. Lasciamoli nella convinzione che le leggi
teoriche, che
abbiamo ispirato loro, siano per essi di suprema importanza.
Con
questa mèta in vista e
coll'aiuto della nostra stampa, aumentiamo continuamente la loro cieca
fiducia
in queste leggi. Le classi istruite dei Gentili si vanteranno della
propria
erudizione e metteranno in pratica, senza verificarle, le cognizioni
ottenute
dalla scienza che i nostri agenti scodellarono loro allo scopo prefisso
di
educarne le menti secondo le nostre direttive. Non crediate che le
nostre
asserzioni siano parole vane: notate il successo di Darwin, di Marx e
di
Nietsche, che fu intieramente preparato da noi. L'azione
demoralizzatrice di
queste scienze sulle menti dei Gentili dovrebbe certamente esserci
evidente. Per
evitare di commettere errori nella nostra politica e nel nostro lavoro
di
amministrazione, è per noi essenziale di studiare e di tener presente
l'attuale
andamento del pensiero, le caratteristiche e le tendenze delle nazioni.
Il
trionfo del nostro piano consiste
nella sua adattabilità al temperamento delle nazioni colle quali
veniamo a
contatto. Esso non può riuscire se la sua applicazione pratica non è
basata
sull'esperienza del passato, integrata con le osservazioni dell'ora
presente.
La stampa è una grande forza nelle mani dei presenti Governi, i quali
per suo
mezzo controllano le menti popolari. La stampa dimostra le pretese
vitali della
popolazione, ne rende note le lagnanze e talvolta crea lo scontento
nella
plebe. La realizzazione della libertà di parola nacque nella stampa, ma
i
governi non seppero usufruire di questa forza ed essa cadde nelle
nostre mani.
Grazie alla stampa acquistammo influenza pur rimanendo dietro le
quinte. In
virtù della stampa accumulammo l'oro: ci costò fiumi di sangue ed il
sacrificio
di molta gente nostra, ma ciascuno dei nostri sacrifici vale, davanti a
Dio,
migliaia di Gentili.
Oggi
vi posso assicurare che siamo a
pochi passi dalla nostra mèta. Rimane da percorrere ancora una breve
distanza e
poi il ciclo del Serpente Simbolico - emblema della nostra gente - sarà
completo. Quando questo ciclo sarà chiuso, tutti gli Stati Europei vi
saranno
costretti come da catene infrangibili. La bilancia sociale ora
esistente andrà
presto in sfacelo, perché noi ne alteriamo continuamente l'equilibrio,
allo
scopo di logorarla e distruggerne l'efficienza al più presto possibile.
I
Gentili credettero che tale bilancia fosse forte e resistente e
confidavano di
tenerla sempre accuratamente in equilibrio, ma i suoi sostegni, cioè i
capi
degli Stati, trovano un impedimento nei loro servitori i quali non
giovano
nulla ad essi, perché sono trascinati dalla loro illimitata forza
d'intrigo,
causata dai terrori che prevalgono nei palazzi.
Non
avendo alcun mezzo di accesso al
cuore del suo popolo, il sovrano non può difendersi contro gli
intriganti avidi
di potere. Dacché noi abbiamo scisso il potere vigile dal potere cieco
della
popolazione, entrambi hanno perduto il loro significato, perché una
volta
divisi, sono spersi l'uno e l'altro come un cieco al quale manchi il
suo
bastone. Per indurre gli amanti del potere a fare cattivo uso dei loro
diritti,
aizzammo tutte le Potenze, le une contro le altre, incoraggiandone le
tendenze
liberali verso l'indipendenza. Abbiamo fomentato ogni impresa in questo
senso,
ponendo così delle armi formidabili nelle mani di tutti i partiti, e
abbiamo
fatto sì che il potere fosse la mèta di ogni ambizione. I governi li
abbiamo
trasformati in arene dove si combattono le guerre di partito. Fra poco
il disordine
ed il fallimento appariranno ovunque. Chiacchieroni irrefrenabili
trasformarono
le assemblee parlamentari ed amministrative in riunioni di
controversia.
Giornalisti audaci, e sfacciati scrittori di opuscoli, attaccano
continuamente
i poteri amministrativi.
L'abuso
del potere preparerà
definitivamente il crollo di tutte le istituzioni e tutto cadrà sotto i
colpi
della popolazione inferocita. Il popolo è assoggettato nella miseria
dal sudore
della sua fronte in un modo assai più formidabile che non dalle leggi
della
schiavitù. Da quest'ultima i popoli poterono affrancarsi in un modo o
in un
altro, mentre nulla li potrà liberare dalla tirannide della completa
indigenza.
Ponemmo cura di inserire nelle costituzioni molti diritti che per le
masse sono
puramente fittizi. Tutti i cosiddetti "diritti del popolo" possono
esistere solo in teorie le quali non sono praticamente applicabili.
Qual
vantaggio deriva ad un operaio del proletariato, curvato dalle sue dure
fatiche
ed oppresso dal destino, dal fatto che un ciarlone ottiene il diritto
di
parlare, od un giornalista quello di stampare qualsiasi sciocchezza? A
che
giova una costituzione al proletariato, se da essa non riceve altro
benefizio
che le briciole che gli gettiamo dalla nostra tavola quale ricompensa
perché
dia i suoi voti ai nostri agenti? I diritti repubblicani sono un'ironia
per il
povero, perché la dura necessità del lavoro quotidiano gli impedisce di
ricavare qualsiasi beneficio da diritti di tal genere e non fa che
togliergli
la garanzia di uno stipendio fisso e continuo rendendolo schiavo degli
scioperi, di chi gli dà lavoro e dei suoi compagni.
Sotto
i nostri auspici, la plebe ha
completamente distrutto l'aristocrazia, la quale sempre la sovvenne e
la
custodì per il vantaggio proprio, che era inseparabile dal benessere
della
popolazione. Oggi giorno il popolo, avendo distrutto i privilegi
dell'aristocrazia, è caduto sotto il giogo di furbi sfruttatori e di
gente
venuta su dal nulla. Noi abbiamo l'intenzione di assumere l'aspetto di
liberatori
dell'operaio, venuti per affrancarlo da ciò che lo opprime, quando gli
suggeriremo di unirsi alla fila dei nostri eserciti di socialisti,
anarchici e
comunisti. Sosteniamo i comunisti, fingendo di amarli giusta i principi
di
fratellanza e dell'interesse generale dell'umanità, promosso dalla
nostra
massoneria socialista. L'aristocrazia, la quale - per diritto -
spartiva il
guadagno delle classi operaie, si interessava perché queste classi
fossero ben
nutrite, sane e robuste.
Il
nostro scopo vuole, al contrario,
la degenerazione dei Gentili. La nostra forza consiste nel tenere
continuamente
l'operaio in uno stato di penuria ed impotenza, perché, così facendo,
lo
teniamo assoggettato alla nostra volontà e, nel proprio ambiente, egli
non
troverà mai la forza e l'energia di insorgere contro di noi. La fame
conferirà
al Capitalismo dei diritti sul lavoratore infinitamente più potenti di
quelli
che il legittimo potere del Sovrano potesse conferire alla
aristocrazia. Noi
governiamo le masse mediante i sentimenti di gelosia ed odio fomentati
dall'oppressione e dalla miseria. Ed è facendo uso di questi sentimenti
che
togliamo di mezzo tutti coloro che ci ostacolano. Quando verrà il
giorno
dell'incoronazione del nostro Sovrano Mondiale, provvederemo con questi
stessi
mezzi, e cioè servendoci della plebe, a distruggere tutto ciò che
potrebbe
ostacolare il nostro cammino.
I
Gentili non sono più capaci di
ragionare in materia di scienza, senza il nostro aiuto. Per questo
motivo essi
non comprendono la necessità vitale di certe condizioni, che noi ci
facciamo un
dovere di tener nascoste sino al momento in cui giungerà la nostra ora;
specialmente, che nelle scuole si dovrebbe insegnare la sola vera e più
importante di tutte le scienze, e cioè la scienza della vita dell'uomo
e delle
condizioni sociali, le quali richiedono entrambe la spartizione del
lavoro e
conseguentemente la classificazione degli individui in caste e classi.
È
indispensabile che tutti sappiamo che la vera eguaglianza non può
esistere,
data la natura diversa delle varie qualità di lavoro; e che pertanto
coloro i
quali agiscono a detrimento di tutta una casta incorrono in una
responsabilità
ben diversa, davanti alla legge, di quelli che commettono un delitto
nocivo
soltanto al loro onore personale.
La
vera scienza delle condizioni
sociali, ai segreti della quale non ammettiamo i Gentili, convincerebbe
il
mondo che il lavoro e gli impieghi si dovrebbero assegnare a caste ben
distinte, allo scopo di evitare insofferenze umane derivanti da una
educazione
non corrispondente al lavoro che gli individui sono chiamati ad
eseguire. Se
essi studiassero questa scienza, il popolo si sottometterebbe
volontariamente
ai poteri governativi e alle caste di governo classificate da essi.
Date le
condizioni attuali della scienza, che segue una linea tracciata da noi,
la
plebe, nella sua ignoranza, crede ciecamente nelle parole stampate e
nelle
illusioni erronee opportunamente ispirate da noi, ed odia tutte le
classi che
crede più elevate della sua. Ciò perché essa non comprende l'importanza
di ogni
casta. Questo odio diventerà ancora più acuto quando si tratterrà di
crisi
economiche, perché allora arresterà i mercati e la produzione.
Noi
creeremo una crisi economica
universale con tutti i mezzi clandestini possibili con l'aiuto
dell'oro, che è
tutto nelle nostre mani. In pari tempo getteremo sul lastrico folle
enormi di
operai, in tutta l'Europa. Allora queste masse si getteranno con gioia
su
coloro dei quali, nella loro ignoranza, sono stati gelosi sin
dall'infanzia, ne
saccheggeranno gli averi e ne verseranno il sangue. A noi non
recheranno danno,
perché il momento dell'attacco ci sarà ben noto, e prenderemo le misure
necessarie per proteggere i nostri interessi. Siamo riusciti a
persuadere i
Gentili che il liberalismo avrebbe dato loro il regno della ragione. Il
nostro
dispotismo sarà di questa specie perché avrà il potere di sopprimere le
ribellioni e di sradicare con giusta severità ogni idea liberale dalle
istituzioni.
Quando
la plebe si avvide che in
nome della libertà le venivano concessi diritti di ogni genere, si
immaginò di
essere la padrona e tentò di assumere il potere. Naturalmente s'imbatté
come un
cieco qualsiasi, in ostacoli innumerevoli. Allora, non volendo tornare
al
regime di prima, depose il suo potere ai nostri piedi. Ricordatevi
della
rivoluzione francese, che chiamiamo la Grande Rivoluzione: ebbene,
tutti i
segreti della sua preparazione organica ci sono ben noti, essendo
lavoro delle
nostre mani. Da allora in poi abbiamo fatto subire alle nazioni una
delusione
dopo l'altra, cosicché esse dovranno perfino rinnegarci, in favore del
Re
Despota, uscito dal sangue di Sionne, che stiamo preparando al mondo.
Attualmente,
come forza
internazionale, noi siamo invulnerabili, perché quando siamo assaliti
da uno
dei governi dei Gentili, altri ci sostengono. Nella loro immensa
bassezza, i
popoli Cristiani aiutano la nostra indipendenza. Ciò fanno quando si
prosternano davanti alla forza; quando sono senza pietà per i deboli;
crudeli
per le colpe e indulgenti per i delitti; quando si rifiutano di
ammettere le
contraddizioni della libertà; quando sono pazienti fino al martirio nel
sopportare la violenza di una tirannia audace.
Essi
tollerano da parte dei loro
attuali dittatori, Presidenti dei Consigli e Ministri, degli abusi per
il più
piccolo dei quali avrebbero ucciso cento re. Come si spiega questo
stato di
cose? Perché le masse sono tanto illogiche nel farsi un concetto degli
avvenimenti? La ragione è che i despoti persuadono il popolo, per mezzo
dei
loro agenti, che l'abuso del potere con evidente danno allo Stato è
compiuto
per uno scopo elevato, vale a dire per ottenere la prosperità della
popolazione
e per l'amore della fratellanza internazionale, dell'unione e
dell'eguaglianza
internazionale. Certo, essi non dicono che una tale unificazione può
essere
ottenuta soltanto sotto il nostro dominio; di modo che vediamo la
popolazione
condannare gl'innocenti ed assolvere i colpevoli, convinta che potrà
sempre
fare ciò che le pare e piace. La plebe, data questa sua condizione
mentale,
distrugge tutto ciò che è stabile e crea lo scompiglio ovunque.
La
parola "libertà" porta
la società a lottare contro tutte le potenze, persino contro le potenze
della
Natura e di Dio. Questo è il motivo per cui, quando noi arriveremo al
potere,
dovremo cancellare la parola "libertà" dal dizionario umano, essendo
essa il simbolo della forza bestiale che trasforma le popolazioni in
belve
assetate di sangue. Occorre però tener presente che queste belve si
addormentano appena saziate di sangue e che in quel momento è facile
affascinarle e ridurle in schiavitù. Se non si procura ad esse del
sangue, non
si addormenteranno ma lotteranno fra di loro.
Ogni
Repubblica attraversa varie
fasi. La prima fase è rappresentata dai primi giorni di furia cieca,
quando le
turbe annientano e distruggono a destra e a sinistra. La seconda è il
regno del
demagogo che promuove l'anarchia ed impone il potere assoluto. Questo
dispotismo non è ufficialmente legale ed è, pertanto, irresponsabile;
esso è
nascosto ed invisibile, ma nel medesimo tempo si fa sentire. Esso è
generalmente controllato da una organizzazione segreta la quale agisce
dietro
le spalle di qualche agente ed è conseguentemente tanto più audace e
senza
scrupoli. A questa forza segreta non importerà di mutare gli agenti che
la
mascherano. Questi mutamenti aiuteranno persino l'organizzazione, la
quale con
questo mezzo si sbarazzerà dei suoi vecchi servitori, ai quali avrebbe
dovuto
dare un forte premio, data la durata del loro lungo servizio. Da chi o
che cosa
potrebbe detronizzare un potere invisibile?
Ora,
è giustamente ciò che è il
nostro Governo. La loggia massonica in ogni parte del mondo agisce
inconsciamente da maschera al nostro scopo. Ma l'uso che faremo di
questa
potenza nel nostro piano di azione, come i nostri quartieri generali,
restano
perpetuamente sconosciuti all'universo. La libertà potrebbe non essere
danno e
sussistere nei governi e nei paesi senza pregiudicare il benessere del
popolo,
se fosse basata sulla religione, sul timore di Dio e sulla fratellanza
umana,
scevra da quei concetti di uguaglianza che sono in contraddizione
diretta con
le leggi della creazione che hanno ordinato la sottomissione. Governato
da una
tale legge, il popolo sarebbe governato dalle parrocchie e vivrebbe
tranquillamente ed umilmente sotto la tutela dei suoi pastori
spirituali,
sottomettendosi all'ordinamento da Dio stabilito sulla terra. Ed è
perciò che
dobbiamo cancellare persino il concetto di Dio dalle menti dei
Cristiani,
rimpiazzandolo con calcoli aritmetici e bisogni materiali. Allo scopo
di
stornare le menti Cristiane dalla nostra politica è assolutamente
necessario di
tenerle occupate nell'industria e nel commercio. Così tutte le nazioni
lavoreranno incessantemente per il loro proprio vantaggio, ed in questa
lotta
universale non si accorgeranno del nemico comune.
Ma,
perché la libertà sconnetta e
rovini completamente la vita sociale dei Gentili, dobbiamo mettere il
commercio
sopra una base di speculazione. Il risultato di ciò sarà che le
ricchezze della
terra, ricavate per mezzo della produzione, non rimarranno nelle mani
dei
Gentili, ma passeranno, attraverso la speculazione, nelle nostre
casseforti. La
lotta per la supremazia e la speculazione continua nel mondo degli
affari,
produrrà una società demoralizzata, egoista e senza cuore. Questa
società
diventerà completamente indifferente e persino nemica della religione e
disgustata dalla politica. La bramosia dell'oro sarà l'unica sua guida.
E
questa società lotterà per l'oro, facendo un vero culto dei piaceri
materiali
che esso può procacciarle. Allora le classi inferiori si uniranno a noi
contro
i nostri rivali - cioè contro i Gentili privilegiati - senza neppure
fingere di
essere animate da un motivo nobile, e neppure per amore delle
ricchezze, ma
unicamente per il loro odio schietto contro le classi più elevate.
Che
sorta di governo si può dare ad
una società nella quale il subornamento e la corruzione sono penetrate
ovunque;
dove le ricchezze si possono ottenere solamente di sorpresa o con mezzi
fraudolenti; dove il dissenso prevale in tutto, e la moralità si
mantiene
unicamente per mezzo del castigo e di leggi severe, e non in
conseguenza di
principi volontariamente accettati; dove il sentimento patriottico e
religioso
affoga nelle convinzioni cosmopolite? Quale altra forma di governo si
può dare
a simili società, fuorché quella dispotica che vi descriverò ora?
Organizzeremo
un governo fortemente centralizzato, in modo da acquistare le forze
sociali per
noi. Per mezzo di nuove leggi regoleremo la vita politica dei nostri
sudditi
come se fossero tanti pezzi di una macchina. Tali leggi limiteranno
gradatamente tutte le franchigie e le libertà accordate dai Gentili.
Il
nostro regno si svilupperà così
in un dispotismo così possente da essere in grado di schiacciare i
Gentili
malcontenti o recalcitranti. Ci diranno che il genere di potere
assoluto che
suggerisco non si confà col progresso attuale della civiltà, ma vi
dimostrerò,
invece, che è proprio vero il contrario. Al tempo dove i popoli
consideravano i
loro sovrani come l'espressione della volontà di Dio, si sottomettevano
tranquillamente al dispotismo dei loro monarchi. Ma dal giorno in cui
infondemmo nelle popolazioni il concetto dei loro diritti, esse
cominciarono a
considerare i Re come semplici mortali. Al cospetto della plebe la
Santa
unzione cadde dal capo dei monarchi, e quando ad essa togliemmo anche
la
religione, il potere fu gettato sulla via come pubblica proprietà e
venne
afferrato da noi. Oltre a ciò, fra le nostre doti amministrative
contiamo
quella di saper governare le masse e gl'individui per mezzo di
fraseologie
astute, di teorie confezionate furbamente, di regole di vita e di ogni
sorta di
stratagemma.
Tutte
queste teorie, che i Gentili
non comprendono affatto, sono basate sull'analisi e sull'osservazione
unite ad
una così sapiente argomentazione, che non trova l'uguale fra i nostri
rivali,
così come essi non possono competere con noi nella costruzione di piani
di
solidarietà e di azione politica. L'unica società da noi conosciuta che
sarebbe
capace di farci concorrenza in queste arti potrebbe essere quella dei
Gesuiti.
Ma siamo riusciti a screditare i Gesuiti agli occhi della plebe stupida
per la
ragione che questa società è un'organizzazione palese, mentre noi ci
teniamo
dietro le quinte, mantenendo il segreto della nostra organizzazione. In
oltre,
al mondo, in fin dei conti, importerà poco se diventerà suo padrone il
capo
della Chiesa Cattolica, oppure un tiranno del sangue di Sion? Ma per
noi "popolo
prediletto" la questione non è indifferente. Per un certo periodo i
Gentili potrebbero forse esser capaci di tenerci testa. Ma a questo
riguardo
non abbiamo da temere perché siamo salvaguardati dall'odio
profondamente
radicato che nutrono gli uni verso gli altri e che non si può
estirpare.
Abbiamo messo in contrasto gli uni con gli altri tutti gli interessi
personali
e nazionali dei Gentili, fomentandone tutti i pregiudizi religiosi e
nazionali
per quasi venti secoli.
Di
tutto questo, il risultato che un
solo governo troverebbe appoggio nei suoi vicini, se si appellasse ad
essi per
opporsi a noi, perché ognuno di essi sarebbe convinto che un'azione
contro di
noi potrebbe essere disastrosa per la sua esistenza individuale. Noi
siamo
troppo potenti; il mondo intero deve fare i conti con noi. I Governi
non
possono fare il più piccolo trattato senza il nostro intervento
segreto.
"Per me reges regunt” (Che i sovrani regnano per mezzo mio). Leggiamo
nella Legge dei Profeti, che siamo prescelti da Dio per governare il
mondo. Dio
ci ha dato l'ingegno e la capacità di compiere questo lavoro. Se vi
fosse un
genio nel campo nemico, egli potrebbe forse ancora combatterci, ma un
nuovo
venuto non potrebbe competere con dei vecchi lottatori come noi, e il
conflitto
fra lui e noi assumerebbe un carattere tale, che il mondo non ne
avrebbe ancora
mai visto di simile.
È
già troppo tardi per il loro
Genio. Tutte le ruote del meccanismo statale sono messe in moto da una
forza
che è nelle nostre mani: L'oro. La scienza dell'economia politica
studiata dai
nostri grandi sapienti ha già dimostrato che la forza del capitale
supera il
prestigio della corona. Il capitale, per avere il campo libero, deve
ottenere
l'assoluto monopolio dell'industria e del commercio. Questo scopo viene
già
raggiunto da una mano invisibile in tutte le parti del mondo. Questo
privilegio
farà sì che tutta la forza politica sarà nelle mani dei commercianti, i
quali
col profitto abusivo opprimeranno la popolazione. Oggi giorno conviene
disarmare i popoli piuttosto che condurli alla guerra. È più importante
sapersi
servire per la nostra causa delle passioni ardenti che spegnerle.
Incoraggiare
le idee altrui e farne uso pel piano nostro piuttosto che disperderle.
Il
problema principale per il nostro governo è questo: come indebolire il
cervello
pubblico mediante la critica; come fargli perdere la facoltà di
ragionare che è
fomite d'opposizione; come distrarre la mentalità del pubblico per
mezzo di
fraseologie prive di senso?
In
tutti i tempi, le nazioni, al pari
degli individui, hanno preso le parole per fatti, perché si contentano
di
quello che odono e ben di rado si curano di verificare se le promesse
siano
state adempiute, oppure no. Conseguentemente noi, soltanto per darla ad
intendere, organizzeremo delle istituzioni i cui membri dimostreranno e
loderanno, con eloquenti discorsi, le loro contribuzioni al
"progresso". Prenderemo un atteggiamento liberale per tutti i partiti
e per tutte le tendenze e lo comunicheremo a tutti i nostri oratori, i
quali
saranno talmente loquaci, da stancare il pubblico, il quale sarà stufo
e
ristucco di qualunque genere d'eloquenza insopportabile. Per
assicurarsi della
pubblica opinione dovremo anzitutto confonderla al massimo grado
mediante la
espressione da tutte le parti delle opinioni più contraddittorie,
affinché i
Gentili si smarriscano nel labirinto delle medesime. Ed allora essi
comprenderanno, che la miglior via da seguire è quella di non avere
opinioni in
fatto di politica; la politica non essendo cosa da essere intesa dal
pubblico,
ma riservata soltanto ai dirigenti gli affari. E questo è il primo
segreto.
Il
secondo segreto, necessario al
successo completo del nostro governo, consiste nel moltiplicare ad un
punto
tale gli errori, i vizi, le passioni e le leggi convenzionali del
paese, che
nessuno possa vederci chiaro in simile caos. Quindi gli uomini
cesseranno di
comprendersi a vicenda. Questa politica ci aiuterà pure a seminare la
zizzania
in tutti i partiti; a dissolvere tutte le forze collettive, a
scoraggiare ogni
iniziativa individuale, la quale potrebbe in qualche modo intralciare i
nostri
progetti. Non vi è nulla di più dannoso dell'iniziativa individuale: se
è
assecondata dall'intelligenza essa ci può recare maggior danno dei
milioni di
esseri che abbiamo aizzato a dilaniarsi vicendevolmente. Dobbiamo dare
all'educazione di tutta la società cristiana un indirizzo tale, che le
cadano
le braccia per disperazione in tutti i casi nei quali un'impresa
domandi
dell'iniziativa individuale. La tensione prodotta dalla propria libertà
d'azione, perde di forza quando incontra la libertà d'azione altrui. Ne
conseguono le scosse morali, le disillusioni ed i fallimenti.
Con
questi mezzi opprimeremo i
Cristiani ad un tale punto, che li obbligheremo a chiederci di
governarli internazionalmente.
Quando raggiungeremo una simile posizione, potremo immediatamente
assorbire
tutti i poteri governativi del mondo e formare un Super-governo
universale; al
posto dei governi ora esistenti, metteremo un colosso che si chiamerà
l'"Amministrazione del Supergoverno". Le sue mani si allungheranno
come immense tanaglie e disporrà di una tale organizzazione, che
otterrà
certamente la completa sottomissione di tutte le nazioni.
Presto
noi ci metteremo ad
organizzare dei vasti monopoli, serbatoi di ricchezze colossali nei
quali
persino le grandi fortune dei Gentili saranno coinvolte in modo tale
che
crolleranno insieme al credito del loro governo il giorno dopo che avrà
avuto
luogo la crisi politica [L'intenzione degli Ebrei di ritirare il loro
denaro
all'ultimo momento è evidente.] Coloro fra gli astanti che sono
economisti,
calcolino l'importanza di questo progetto. Dobbiamo adoperare ogni
mezzo per
sviluppare la popolarità del nostro Super-governo, presentandolo come
il
protettore e il rimuneratore di tutti coloro che volontariamente si
sottometteranno a noi.
L'aristocrazia
dei Gentili non
esiste più quale potenza politica, di modo non dobbiamo ulteriormente
tenerne
conto da questo punto di vista. Però essa, in quanto proprietaria di
terreni,
costituisce sempre un pericolo per noi, giacché le sue rendite le
assicurano
l'indipendenza. Pertanto è essenziale per noi di privare l'aristocrazia
delle
sue terre, a qualunque costo. Per raggiungere questo scopo, il modo
migliore è
quello di aumentare continuamente le tasse e le imposte, e con ciò il
valore
dei terreni si manterrà al più basso livello possibile. Gli
aristocratici dei
Gentili, i quali, date le loro abitudini ereditarie, sono incapaci di
accontentarsi di poco, andranno presto in rovina.
Nel
medesimo tempo dobbiamo dare con
ogni impegno la massima protezione possibile alle industrie ed al
commercio e
specialmente alla speculazione, il cui compito principale è di agire
come contrappeso
alle industrie. Senza la speculazione, l'industria aumenterebbe il
capitale
privato e tenderebbe a sollevare l'agricoltura, liberando le terre dai
debiti e
dalle ipoteche per gli anticipi delle banche agricole. E' invece
essenziale che
l'industria prosciughi la terra di tutte le sue ricchezze, e che la
speculazione concentri nelle nostre mani tutte le ricchezze del mondo
ottenute
con questi mezzi. In questo modo tutti i Gentili verranno ridotti nelle
file
del proletariato, ed allora essi si piegheranno davanti a noi per
ottenere il
diritto di esistere.
Allo
scopo di rovinare le industrie
dei Gentili e di aiutare la speculazione, incoraggeremo l'amore pel
lusso
sfrenato, che abbiamo già sviluppato. Aumenteremo i salari, ciò che non
porterà
beneficio all'operaio, perché contemporaneamente accresceremo il prezzo
delle
sostanze più necessarie, sotto il pretesto dei cattivi raccolti. Noi
vogliamo
anche rovinare la produzione nella sua base, seminando i germi della
anarchia
fra gli operai ed incoraggiandoli nell'abuso degli alcolici. Nel tempo
stesso
adopreremo tutti i mezzi possibili per scacciare dal paese tutti i
Gentili
intelligenti. Per evitare che i Gentili realizzino prematuramente il
vero stato
delle cose, nasconderemo il nostro piano sotto l'apparente desiderio di
aiutare
le classi lavoratrici alla soluzione dei grandi problemi economici:
questa
nostra propaganda viene aiutata in tutto e per tutto dalle nostre
teorie
economiche.
L'intensificazione
del servizio
militare, nonché l'aumento della polizia sono pure essenziali alla
riuscita dei
progetti sovra indicati. Per noi è essenziale aggiustare le cose in
modo, che
oltre noi, in tutti i paesi non vi sia altro che un enorme
proletariato, cioè
altrettanti soldati e poliziotti fedeli alla nostra causa. In tutta
l'Europa, e
con l'aiuto dell'Europa, sugli altri continenti dobbiamo fomentare
sedizioni,
dissensi e ostilità reciproche. In questo vi è un doppio vantaggio: in
primo
luogo, con tali mezzi otteniamo il rispetto di tutti i paesi, i quali
si
rendono ben conto che abbiamo il potere o di suscitare qualunque
rivolta a
piacer nostro, oppure di ristabilire l'ordine. Tutti i paesi hanno
l'abitudine
di rivolgersi a noi per la necessaria pressione quando essa occorre. In
secondo
luogo, a furia di intrighi imbroglieremo i fili tessuti da noi nei
ministeri di
tutti i Governi, non solo mediante la nostra politica, ma altresì con i
trattati di commercio e le obbligazioni finanziarie.
Per
riuscire in quest'intento,
dobbiamo usare molta astuzia e sottigliezza durante le trattative e gli
accordi; ma in quello che chiamasi "il linguaggio ufficiale",
assumeremo la tattica opposta, vale a dire avremo l'apparenza di essere
onestissimi e disposti a sottometterci. Così i governi dei Gentili, ai
quali
abbiamo insegnato a vedere solamente la parte pomposa degli affari, pel
modo
come glieli presentiamo, ci terranno perfino in conto di benefattori e
di
salvatori dell'umanità. Noi dobbiamo metterci in condizioni tali da
poter
rispondere ad ogni opposizione, con una dichiarazione di guerra da
parte del
paese confinante a quello Stato che osasse attraversarci la strada; e
qualora
tali confinanti alla loro volta decidessero di unirsi contro noi,
dovremo
rispondere promuovendo una guerra universale. Il principale successo in
politica consiste nel grado di segretezza impiegato nel conseguirlo. Le
azioni
di un diplomatico non devono corrispondere alle sue parole.
Per
favorire il nostro piano
mondiale, che si avvicina al termine desiderato, dobbiamo impressionare
i
governi dei Gentili mediante la cosiddetta pubblica opinione, che in
realtà
viene dovunque preparata da noi per mezzo di quel massimo fra i poteri
che è la stampa, la quale - fatte
insignificanti eccezioni di cui non è il caso tener conto - è
completamente
nelle nostre mani. In breve: per dimostrare che tutti i governi dei
Gentili
sono nostri schiavi, faremo vedere il nostro potere ad uno di essi per
mezzo di
atti di violenza, vale a dire, con un regno di terrore [Notate lo stato
attuale
della Russia], e qualora tutti i governi insorgessero contro di noi, la
nostra
risposta sarà data dai cannoni americani, cinesi o giapponesi.
Noi
dobbiamo impadronirci di tutti i
mezzi che i nostri nemici potrebbero rivolgere contro noi. Ricorreremo
alle più
intricate e complicate espressioni del dizionario della legge, allo
scopo di
scolparci nella eventualità che fossimo costretti a pronunciare
decisioni che
potessero sembrare eccessivamente audaci, oppure ingiuste. Perché sarà
sommamente importante esprimere queste decisioni in guisa così
efficace, che si
presentino alle genti come la massima manifestazione di moralità,
equità e
giustizia. Il nostro governo deve essere circondato da tutte le forze
della civiltà
in mezzo alle quali esso dovrà agire. Attirerà a sé i pubblicisti, gli
avvocati, i praticanti, gli amministratori, i diplomatici ed infine gli
individui preparati nelle nostre scuole avanzate speciali. Questi
individui
conosceranno i segreti della vita sociale; saranno padroni di tutte le
lingue
messe insieme con le lettere e le parole politiche; avranno una
perfetta
conoscenza della parte intima e segreta della natura umana, con tutte
le sue
corde più sensibili, che essi dovranno far risuonare e vibrare secondo
la loro
volontà.
Queste
corde costituiscono il
cervello dei Gentili; delle loro qualità buone o cattive, delle loro
tendenze e
dei loro vizi, nonché delle loro peculiarità di caste e di classi.
S'intende
che questi sapienti consiglieri della nostra potenza non saranno scelti
fra i
Gentili, che sono abituati a fare il loro lavoro amministrativo senza
tener
presenti i risultati che devono conseguire, e persino senza sapere lo
scopo per
cui tali risultati sono richiesti. Gli amministratori dei Gentili
formano i
documenti senza leggerli e prestano servizio o per amore o per
ambizione. Noi
circonderemo il nostro governo con un vero esercito di economisti.
Questo è il
motivo per cui la scienza economica è il tema principale insegnato agli
Ebrei.
Noi
saremo circondati da migliaia di
banchieri, di commercianti e, cosa ancora più importante, di milionari,
perché,
in realtà, ogni cosa sarà decisa dal danaro. Nel frattempo, fintanto
che non
sarà prudente riempire gli incarichi di governo con i nostri fratelli
Giudei,
affideremo i posti importanti a individui la cui fama e il cui
carattere siano
così cattivi da scavare un abisso fra essi e la Nazione, ed anche a
gente di
tal risma, che abbia timore di finire in galera se ci disobbedirà. E
tutto
questo allo scopo di obbligare costoro a difendere i nostri interessi
finché
abbiano fiato in corpo.
Nell'applicare
questi nostri
principi dovete badare specialmente alle caratteristiche della nazione
nella
quale vi trovate e nella quale voi dovete operare. Non dovete
aspettarvi di
applicare genericamente con successo i nostri principi, fino a che la
nazione
di cui si tratta non sarà stata rieducata secondo le nostre dottrine.
Procedendo con cautela nell'applicazione dei nostri principi, vedrete,
prima che
siano passati dieci anni, cambiati i caratteri più ostinati, e noi così
avremmo
aggiunto un'altra nazione alle file di quelle che ci sono già
sottomesse. Alle
parole liberali della nostra divisa massonica: "libertà, uguaglianza e
fratellanza", sostituiremo, non quelle del nostro vero motto, ma bensì
delle parole esprimenti semplicemente un'idea, e diremo: "Il diritto della Libertà,
il dovere dell'Uguaglianza ed il concetto della Fratellanza" e
così prenderemo il toro per le corna. In realtà noi abbiamo già
distrutto tutte
le forze di governo fuorché la nostra, in teoria, essi esistano ancora.
Attualmente,
se qualche Governo
assume un atteggiamento a noi contrario si tratta di una pura
formalità; esso
agisce essendo noi pienamente informati del suo operato e col nostro
consenso,
accordato perché le dimostrazioni anti-semitiche ci sono utili per
mantenere
l'ordine fra i nostri fratelli minori. Non mi soffermerò su questo
punto, che è
già stato oggetto di molte discussioni. Tutto sommato noi non
incontreremo
nessuna opposizione. Il nostro Governo occupa una posizione così
eccessivamente
forte di fronte alla legge, che quasi possiamo, per designarlo,
adoperare la
potente parola: dittatura. Posso onestamente asserire che al momento
attuale
noi siamo legislatori; giudichiamo e castighiamo, giustiziamo e
perdoniamo;
siamo, per così dire, il comandante in capo cavalcando alla testa di
tutti gli
eserciti.
Noi
governiamo con una forza
potentissima, perché abbiamo nelle mani i frammenti di un partito che
una volta
fu forte ed è ora soggetto a noi. Abbiamo un'ambizione senza limiti,
un'ingordigia divoratrice, un desiderio di vendetta spietato ed un odio
intenso.
Noi siamo la sorgente di un terrore che esercita la sua influenza a
grande
distanza. Abbiamo al nostro servizio individui di tutte le opinioni e
di tutti
i partiti: uomini che desiderano ristabilire le monarchie, socialisti,
comunisti, e tutti coloro che aderiscono ad ogni genere di utopie.
Tutti
costoro sono aggiogati al nostro carro. Ciascuno di essi mina, a modo
proprio,
i residui del potere cercando di distruggere le leggi tuttora
esistenti. Con
questi procedimenti tutti i governi sono tormentati, urlano
tranquillità e per
amor di pace sono disposti a qualunque sacrificio. Ma noi negheremo ad
essi
tranquillità e pace finché non riconosceranno umilmente il nostro
Super-governo
internazionale.
Il
popolo proclama, a gran voce, la
necessità di risolvere il problema sociale, mediante l'internazionale.
I
dissensi fra i partiti li danno nelle nostre mani, perché, per condurre
un'opposizione è essenziale aver del denaro, e questo lo controlliamo
noi.
Temevamo che il potere esperimentato dei sovrani Gentili facesse
alleanza con
la potenza cieca della plebe; ma abbiamo preso tutte le misure
preventive
necessarie per evitare che ciò avvenisse. Fra queste due potenze
abbiamo
edificato una muraglia che consiste nel terrore che ambedue nutrono
l'una verso
l'altra. Di modo che il potere cieco della plebe è diventato il
sostegno del
nostro partito. Noi soli ne saremo i capi e lo guideremo verso
l'adempimento
del nostro scopo. Affinché la mano del cieco non si liberi dalla nostra
stretta, dobbiamo tenerci costantemente in contatto colle masse, se non
di
persona, per lo meno mediante i fedeli fratelli. Quando diventeremo una
potenza
riconosciuta, arringheremo la popolazione di persona, nelle piazze
pubbliche, e
faremo la sua educazione politica nel senso che ci converrà.
Come
potremo verificare ciò che sarà
insegnato al popolo nelle scuole di campagna? In ogni caso le parole
pronunciate dall'inviato governativo o dal sovrano stesso, saranno
conosciute
certamente dall'intera nazione, perché le diffonderà la voce del popolo
che la
diffonde immediatamente. Al fine di non distruggere prematuramente le
istituzioni dei Gentili, noi vi abbiamo posto sopra le nostre mani
esperte
impadronendoci delle molle motrici dei loro meccanismi. Questi erano,
una
volta, congegnati con severità e giustizia; ma noi abbiamo sostituito a
tutto
ciò amministrazioni liberali e disordinate. Abbiamo messo le nostre
mani
ovunque: nella giurisdizione, nelle elezioni, nell'amministrazione
della
stampa, nel promuovere la libertà individuale, e, cosa ancor più
importante,
nell'educazione, che costituisce il sostegno principale della libera
esistenza.
Abbiamo
corbellato e corrotto la
nuova generazione dei Gentili, insegnandole principi e teorie di cui
conoscevamo la falsità assoluta, pur avendoli inculcati con assidua
cura. Pur
senza veramente alterare le leggi in vigore, ma soltanto deformandone
il
significato ed interpretandole in senso diverso da quello che avevano
in mente
coloro che le formularono, abbiamo ottenuto dei risultati estremamente
utili.
Si è potuto ciò ottenere principalmente per il fatto, che
l'interpretazione
nostra nascose il vero significato delle leggi, ed in seguito le rese
talmente
incomprensibili, che diventò impossibile per i Governi il dipanare un
codice di
leggi così confuso. Da
ciò ebbe origine
la teoria di non badare alla lettera della legge, ma di giudicare
secondo la
sua coscienza. Ci si contesta che le nazioni possono insorgere contro
di noi
qualora i nostri piani siano scoperti prematuramente; ma noi,
anticipando
questo avvenimento, possiamo esser sicuri di mettere in azione una
forza
talmente formidabile da far rabbrividire anche gli uomini più
coraggiosi. In
quel tempo tutte le città avranno ferrovie metropolitane e passaggi
sotterranei: da questi faremo saltare in aria tutte le città del mondo,
insieme
alle loro istituzioni e ai loro documenti.
Oggi
comincerò ripetendo ciò che è
stato già detto e vi prego tutti di tener presente che i governi e le
nazioni
si contentano, in politica, del lato appariscente di qualunque cosa. E,
dove
troverebbero il tempo di esaminare la parte recondita degli avvenimenti
se i
loro rappresentanti non pensano che a divertirsi? Per la nostra
politica è
sommamente importante di tener presente il particolare sopradetto,
perché ci
sarà di grande aiuto quando discuteremo taluni problemi, come ad
esempio la
distribuzione del potere, la libertà di parola, di stampa e di
religione, il
diritto di fondare associazioni, l'eguaglianze di fronte alla legge,
l'inviolabilità della proprietà e del domicilio, la questione della
tassazione
(il concetto della tassazione segreta) e la forza retroattiva delle
leggi.
Tutti
gli argomenti analoghi sono di
una tale natura che non è prudente di discuterli apertamente in
cospetto del
pubblico. Ma nel caso in cui saremo obbligati di farne cenno alla
folla, gli
argomenti non dovranno essere enumerati bensì, senza entrare in
particolari, si
dovranno fare al popolo delle dichiarazioni circa i principi del
diritto
moderno riconosciuti da noi. L'importanza della reticenza sta nel
fatto, che un
principio il quale non sia stato palesato apertamente, ci lascia una
grande
libertà d'azione; mentre il principio stesso, una volta dichiarato,
acquista il
carattere di una cosa stabilita. La Nazione tiene in considerazione
speciale la
potenza di un genio politico e tollera tutte le sue prepotenze
commentandole in
questo modo: "Che tiro birbone, ma con che abilità lo ha eseguito!".
Oppure: "Che canagliata, ma come ben fatta, e con quanto coraggio!".
Noi
speriamo di attirare tutte le
nazioni a lavorare per mettere le fondamenta del nuovo edificio da noi
progettato. Per questa ragione, dobbiamo assicurarci i servizi di
agenti audaci
e temerarii, capaci di abbattere qualunque ostacolo al nostro avanzare.
Quando
faremo il nostro colpo di Stato, diremo al popolo: "Tutto andava in
malora; tutto avete sofferto, ma ora noi distruggiamo le cause delle
vostre
sofferenze; vale a dire le nazionalità, le frontiere, e le monete
nazionali.
Certamente sarete liberi di condannarci, ma il vostro verdetto non può
esser
giusto se lo pronunciate prima di esperimentare ciò che possiamo fare
per il
vostro bene?" Allora, in un pieno di speranza e d’esultazione, ci
porterà
in trionfo. La potenza del voto, al quale abbiamo addestrato i membri
più insignificanti
dell'umanità per mezzo di comizi organizzati e di accordi prestabiliti,
adempirà allora il suo ultimo compito. Questa potenza, che è stato il
mezzo con
cui "ci siamo messi sul trono", ci pagherà l'ultimo suo debito nella
sua ansia di vedere il risultato delle nostre proposte, prima di
pronunciare il
suo giudizio in proposito.
Per
raggiungere la maggioranza
assoluta dobbiamo indurre tutti a votare senza distinzione di classe;
una
maggioranza simile non si potrebbe ottenere dalle classi educate o da
una
società divisa in caste. Dunque, avendo inculcato in ogni uomo il
concetto
della propria importanza, distruggeremo la vita familiare dei Gentili e
la sua
influenza educatrice. Impediremo agli uomini di cervello di farsi
avanti, ed il
popolo, guidato da noi, non solo li terrà sottomessi, ma non permetterà
neppure
ad essi di manifestare i loro piani. La folla ha abitudine di darci
ascolto,
perché la paghiamo per avere la sua attenzione e la sua obbedienza. Con
tutti
questi mezzi creeremo una forza così cieca; che non sarà mai capace di
prendere
una decisione senza la guida dei nostri agenti, incaricati di guidarla.
La
folla si sottometterà a questo
stato di cose perché saprà che dal beneplacito di questi capi
dipenderanno i
suoi salari, i suoi guadagni e tutti gli altri benefizi. Questo sistema
di
governo deve essere il lavoro di una mente sola, perché sarebbe
impossibile di
consolidarlo se fosse il lavoro combinato di molte intelligenze. Questo
è il
motivo per cui ci è concesso soltanto di conoscere il piano d'azione,
.ma non
dobbiamo in nessuno modo discuterlo, per evitare di distruggerne
l'efficacia,
il funzionamento delle sue singole parti ed il valore pratico di ogni
suo
punto. Tali piani, se fossero posti in discussione e modificati in
seguito a
successivi scrutini, essi verrebbero deformati dall'insieme dei
malintesi
mentali, derivanti dal fatto che i votanti non ne avrebbero penetrato
profondamente il significato. Pertanto è necessario che i nostri piani
siano
decisivi e logicamente progettati.
È
la ragione per la quale dobbiamo
evitare ad ogni costo che l'opera grandiosa del nostro duce sia
lacerata e
fatta in pezzi dalla plebe, o anche da una camarilla qualsiasi. Per ora
questi
piani non sconvolgeranno le istituzioni esistenti; ne altereranno
soltanto le
teorie economiche e conseguentemente tutto il corso delle loro
procedure, che
dovranno seguire inevitabilmente la via tracciata dai nostri piani. In
ogni
istituzioni esistono le stesse istituzioni, quantunque sotto nomi
diversi, e
sono le camere dei rappresentanti del popolo, i ministeri, il senato,
una
qualunque specie di consiglio privato, nonché tutti i dipartimenti
legislativi
e amministrativi. Non occorre che io vi spieghi il meccanismo
connettente tutte
queste differenti istituzioni, vi è già ben conosciuto.
Ritenete
solamente che ciascuna
delle istituzioni soprannominate corrisponde a qualche importante
funzione del
governo. (Adopero la parola "importante", non in riguardo alle
istituzioni stesse, ma bensì riferendomi alle loro funzioni). Tutte
queste
istituzioni si sono condivise tutte le funzioni governative, vale a
dire i
poteri amministrativi, legislativi, ed esecutivi. E le loro funzioni
sono
diventate simili a quelle dei singoli organi del corpo umano. Se
danneggiamo
una qualunque parte del meccanismo governativo, tutto lo Stato ne
soffrirà e ne
morirà, come accade per un corpo umano. Quando inoculammo il veleno del
liberalismo nell'organismo dello Stato, la sua costituzione politica
cambiò;
gli Stati diventarono infettati da una malattia mortale: la
decomposizione del
sangue. Dobbiamo solo attendere la fine della loro agonia.
Il
liberalismo fece nascere i
governi costituzionali, che sostituirono l'autocrazia, l'unica forma
sana di
governo dei Gentili. La forma costituzionale, come ben sapete, non è
altro che
una scuola di dissensioni, disaccordi, contese e inutili agitazioni di
partito:
in breve, essa è la scuola di tutto ciò che indebolisce l'efficienza
del
governo. La tribuna, come pure la stampa, hanno contribuito a rendere i
governanti deboli ed inattivi, rendendoli in tal modo inutili e
superflui; ed.
è per questo motivo che in molti paesi vennero destituiti.
L'istituzione
di un’era repubblicana
diventò allora possibile, ed al posto del Sovrano mettemmo una
caricatura del
medesimo nella persona di un presidente, che scegliemmo nella
ciurmaglia, fra
le nostre creature e i nostri schiavi. Così minammo i Gentili, o
piuttosto, le
nazioni dei Gentili. In un prossimo futuro faremo del presidente un
agente
responsabile. Allora non avremo più scrupoli a mettere arditamente in
esecuzione i nostri piani, per i quali sarà tenuto responsabile il
nostro
"fantoccio" (colui che fa "il morto" al whist) sarà
responsabile. Cosa c'importa se le fila dei cacciatori d'impieghi
s'indeboliscono; se l'impossibilità di trovare un presidente genera
delle
confusioni che indeboliranno, in definitiva, il Paese?
Per
ottenere questi risultati
predisporremo le cose in modo che siano eletti alla carica presidenziale
individui bacati, che abbiano nel loro passato uno scandalo
tipo
"Panama", o qualche altra transazione losca e segreta. Un presidente
di tale specie sarà un fedele esecutore dei nostri piani, perché temerà
di
essere denunziato, e sarà sotto l'influenza di questa paura la quale si
impadronirà di colui il quale, salito al potere, è ansioso di
conservarsi i
privilegi e gli onori inerenti alla sua alta carica. Il Parlamento
eleggerà,
proteggerà e metterà al coperto il presidente, ma noi toglieremo al
Parlamento
la facoltà di introdurre e di modificare le leggi.
Noi
daremo questo potere al
presidente responsabile, il quale sarà una semplice marionetta nelle
nostre
mani. Il potere del presidente diventerà un bersaglio esposto ad
attacchi di
vario genere, ma noi gli daremo dei mezzi di difesa conferendogli il
diritto di
appellarsi al popolo direttamente, al disopra dei rappresentanti della
nazione,
vale a dire, di appellarsi a quel popolo che è nostro schiavo cieco:
alla
maggioranza della popolazione. Inoltre, daremo al presidente la facoltà
di.
proclamare la legge marziale. Spiegheremo questa prerogativa col fatto,
che il
presidente, essendo il capo dell'esercito, deve averlo ai suoi comandi
per
proteggere la nuova costituzione repubblicana, essendo questa
protezione un
dovere per il rappresentante responsabile della repubblica. È chiaro
che, in
tali condizioni, la chiave della situazione recondita sarà nelle nostre
mani, e
nessuno all'infuori di noi controllerà la legislazione.
Di
più, quando introdurremo la nuova
costituzione repubblicana, sotto pretesto della segretezza di Stato
toglieremo
alla Camera il diritto di discutere l'opportunità delle misure prese
dal
governo. Con questa nuova costituzione ridurremo al minimo il numero
dei
rappresentanti la nazione, diminuendo così di altrettanto le passioni
politiche, e la passione per la politica. Se malgrado ciò questi
rappresentanti
diventassero ricalcitranti, li sostituiremo appellandoci alla nazione.
Il
Presidente avrà la facoltà di nominare il presidente ed il vice
presidente
della Camera dei deputati e del Senato. Alle continue sessioni
parlamentari
sostituiremo sessioni della durata di qualche mese solamente. Inoltre
il
Presidente, quale capo del potere esecutivo, avrà il diritto di
convocare e di
sciogliere il Parlamento, e, nel caso di scioglimento, di rinviare la
convocazione del nuovo Parlamento.
Ma,
affinché il Presidente non sia
tenuto responsabile delle conseguenze di questi atti - che, parlando
con
precisione, sarebbero illegali - prima che i nostri piani siano
maturati, noi
persuaderemo i ministri e gli altri alti funzionari amministrativi che
circondano il presidente, a contravvenire i suoi comandi emanando
istruzioni di
loro iniziativa, ed in tal modo li obbligheremo a sopportarne la
responsabilità
invece del Presidente. Raccomanderemo. specialmente che questa funzione
venisse
assegnata al Senato, al Consiglio di Stato, oppure al Gabinetto, ma non
mai a
singoli individui. Le leggi che possono essere interpretate in diverse
maniere
saranno interpretate a modo nostro dal Presidente. Di più, lui
annullerà le
leggi quando lo riterremo utile, ed avrà anche il diritto di proporne
delle nuove
temporanee, e persino di fare modificazioni nel lavoro costituzionale
del
Governo, prendendo come pretesto le esigenze della prosperità del paese.
Da
tali misure ci permetteranno di
ritirare gradualmente tutti i diritti e tutte le concessioni che
avremmo potuto
essere obbligati a concedere, arrogandoci il potere. Tali concessioni
dovremo
introdurre nella costituzione dei governi per mascherare l'abolizione
graduale
di tutti i diritti costituzionali, quando verrà il momento di
sostituire la
nostra autocrazia a tutti i governi esistenti. È possibile che il
riconoscimento del nostro autocrate avvenga prima dell'abolizione delle
costituzioni. Vale a dire che il riconoscimento del nostro regno avrà
inizio
dal momento stesso che il popolo, scisso dai dissensi e dolorante per
il
fallimento dei suoi governanti (e tutto questo sarà stato preparato da
noi),
griderà: "Destituiteli e dateci un autocrate che governi il mondo, che
ci
possa unificare distruggendo tutte le cause di dissenso, cioè le
frontiere, la
nazionalità, le religioni, i debiti dello Stato ecc., un capo che ci
possa dare
la pace ed il riposo che non abbiamo sotto il governo del nostro
sovrano e dei
nostri rappresentanti".
Ma
voi sapete benissimo, che allo
scopo di ottenere che la moltitudine debba formulare a gran voce una
richiesta
simile, è tassativamente necessario disturbare senza posa in tutti i
paesi le
relazioni esistenti fra popolo e governo, promuovere ostilità, guerre,
odi e
persino il martirio, mediante la fame, la carestia e l'inoculazione di
malattie, in tale misura che i Gentili non vedano altro modo per uscire
da
tanti guai, che un appello per la protezione al nostro denaro e alla
nostra
completa sovranità. Però se diamo alla nazione il tempo di rifiatare,
sarà
difficile si ripresenti per noi una circostanza ugualmente favorevole.
Il
Consiglio di Stato accentuerà il
potere del regnante. Nella sua posizione il corpo legislativo ufficiale
sarà,
in certo qual modo, un comitato per la promulgazione dei comandi del
regnante.
Eccovi dunque un programma della nuova costituzione che prepariamo al
mondo.
Faremo le leggi, definiremo i diritti costituzionali, li amministreremo
con
questi mezzi: 1) decreti della camera legislativa, suggeriti dal
Presidente; 2)
ordini generici, ordini del Senato e del Consiglio di Stato, e
decisioni del
Consiglio dei Ministri; 3) quando il momento opportuno sarà giunto,
promoveremo
un colpo di Stato.
Ora,
avendo abbozzato il nostro
piano d'azione, discuteremo quei particolari che potranno esserci
necessari
allo scopo di compiere nell'organismo della macchina statale, la
rivoluzione
nel senso che ho già indicato. Colla parola "particolari" voglio
indicare la libertà di stampa, il diritto di formare delle
associazioni, la
libertà di religione, l'elezione dei rappresentanti del popolo e
moltissimi
altri diritti che dovranno svanire dalla vita quotidiana dell'uomo. Se
non
spariranno del tutto, dovranno subire un cambiamento fondamentale dal
giorno
seguente l'annuncio della nuova costituzione. Prima di quel momento
preciso non
sarebbe per noi utile di annunciare tutti i cambiamenti che faremo e
per la
seguente ragione: tutti i cambiamenti percettibili potrebbero riuscire
pericolosi in qualunque altro momento se fossero applicati per forza
esigendone
severamente ed indistintamente l'esecuzione, perché ciò potrebbe
esasperare il
popolo, che paventerebbe nuovi cambiamenti nelle medesime direzioni.
D'altra
parte, se i cambiamenti dovessero implicare delle tolleranze ancora
maggiori,
il popolo direbbe che riconosciamo i nostri errori e ciò potrebbe
menomare il
vanto di infallibilità del nuovo potere.
Potrebbe
anche dire che eravamo
spaventati e costretti a cedere. E se tale era il caso, nessuno ci
sarebbe mai
riconoscente perché il popolo ritiene di aver il diritto di ottenere
sempre
nuove concessioni. Se l'una o l'altra di queste impressioni agisse
sulla mente
del pubblico, sarebbe un grande pericolo per il prestigio della
Costituzione
nuova. È essenziale per noi che, dal primo momento della nuova
proclamazione il
popolo, mentre soffrirà ancora le conseguenze del cambiamento repentino
e sarà
in uno stato di terrore e di indecisione, realizzi che siamo così
potenti, così
invulnerabili, e così pieni di forza, che in nessun caso prenderemo in
considerazione i suoi interessi. Faremo capire al popolo, che non solo
non ci
daremo nessun pensiero delle sue opinioni e dei suoi desideri, ma
altresì che
saremo pronti in qualunque momento ed in qualunque luogo a sopprimere
con una
mano forte qualsiasi espressione o accenno di. opposizione. Faremo sì
che il
popolo capisca che essendoci impadroniti di tutto quello che
desideravamo non
gli permetteremo mai, in nessun modo, di partecipare al nostro potere.
Ed
allora esso, preso dallo sgomento, chiuderà gli occhi su tutto ed
aspetterà
pazientemente lo svolgersi di ulteriori avvenimenti.
I
Gentili sono come un branco di
pecore, noi siamo i lupi. Sapete cosa fanno le pecore quando i lupi
entrano
nell'ovile? Chiudono gli occhi. A questo saranno costretti anche i
Gentili,
perché prometteremo loro la restituzione di tutte le loro libertà dopo
che
avremo soggiogato i nemici del mondo e costretti tutti i partiti a
sottomettersi. Non occorre che vi dica quanto tempo dovranno aspettare
per
riavere queste loro libertà. Per qual motivo fummo indotti a inventare
la
nostra politica e instillarla nelle menti dei Gentili? Noi instillammo
in essi
questa politica senza permetter loro di comprenderne il senso intimo.
Cos’è
che ci ha spinto ad adottare
questa linea di condotta? Questo: che noi, razza dispersa, non
potevamo, come
tale, conseguire il nostro scopo con mezzi diretti, ma soltanto con
mezzi
indiretti, subdoli e fraudolenti. Questa fu la vera causa ed origine
della
nostra organizzazione massonica, che questi porci di Gentili non
riescono a
scandagliare e di cui non sospettano neppure le mire. Noi li prendiamo
come lo
zimbello delle nostre numerose logge, le quali hanno l'apparenza di
essere
puramente massoniche, allo scopo di gettare la polvere negli occhi dei
loro
camerati. Per grazia di Dio il suo Popolo prediletto fu sparpagliato,
ma questa
dispersione, che sembrò al mondo la nostra debolezza, dimostrò di
essere la
nostra forza, che ci ha ora condotto al limitare della Sovranità
Universale. Ci
rimane da costruire ancora poco su queste fondamenta, per raggiungere
la nostra
mèta.
La
parola libertà, suscettibile di
diverse interpretazioni, sarà da noi definita nel modo seguente: "La
libertà è il diritto di fare ciò che la legge permette". Tale
definizione
ci servirà in questo senso, che sarà in nostro arbitrio di dire dove
potrà esserci
libertà e dove no, per la semplice ragione che la legge permetterà
solamente
quello che a noi piacerà. Il nostro atteggiamento verso la stampa sarà
il
seguente: Che cosa fa la stampa attualmente? Essa serve a suscitare nel
popolo
passioni furenti, oppure, talvolta, dissensi egoistici di partito;
cause
entrambe che possono essere necessarie al nostro scopo. Essa è spesse
volte
vana, ingiusta e mendace, e la maggior parte della gente non ne capisce
affatto
le sue vere intenzioni. Noi la barderemo e ne terremo fermamente in
pugno le
redini. Inoltre dovremo acquistare il controllo di tutte le forme di
pubblicazioni.
Non
sarebbe di alcuna utilità per
noi controllare i giornali, se restassimo esposti ad attacchi con
opuscoli e
libri. L'attuale costosa produzione libraria la trasformeremo in una
risorsa
vantaggiosa per il nostro governo mediante una speciale tassa di bollo
ed
obbligando gli editori ed i tipografi a versarci un deposito
cauzionale, allo
scopo di garantire il nostro governo da qualunque forma di attacco da
parte
della stampa. E qualora questo si produca, imporremo multe a destra ed
a
sinistra. Da questi mezzi: bolli, cauzioni e multe, saranno
un'importante fonte
di entrate per il governo Certamente, gli organi di partito non
guarderanno a
pagare multe salate, ma, dopo un secondo attacco serio contro di noi,
li
sopprimeremo totalmente. Nessuno potrà impunemente attentare al
prestigio della
nostra infallibilità politica.
Per
vietare una pubblicazione,
troveremo la seguente scusa:: diremo, per esempio, che eccita
l'opinione
pubblica senza ragione e senza fondamento. Ma vi prego di tener
presente, che
fra le pubblicazioni aggressive ve ne saranno anche talune istituite da
noi
apposta con tale intento. Ma esse attaccheranno solo quei punti della
nostra
politica, che abbiamo l'intenzione di cambiare. Nessuna informazione
giungerà
al pubblico senza essere stata prima controllata da noi. Stiamo già
raggiungendo questo scopo anche attualmente, per il fatto che tutte le
notizie
vengono ricevute da tutte le parti del mondo da un piccolo numero di
agenzie
che le centralizzano.
Quando
saremo arrivati al potere,
queste agenzie ci apparterranno completamente e pubblicheranno solo
quelle
notizie che noi permetteremo. Se, nelle condizioni attuali, siamo
riusciti a
controllare la società dei Gentili ad un punto tale che essa vede gli
affari
mondiali attraverso le lenti colorate con le quali le copriamo gli
occhi; se
anche ora nulla ci impedisce di conoscere i segreti di Stato, come
stupidamente
li chiamano i Gentili; quale sarà la nostra posizione, quando saremo
ufficialmente riconosciuti come governatori del mondo nella persona del
nostro
Imperatore mondiale?
Ritorniamo
all'avvenire della
stampa. Chiunque desidererà diventare editore, libraio o tipografo,
dovrà ottenere
un certificato ed una licenza, che perderanno in caso di disubbedienza.
I
canali attraverso i quali il pensiero umano trova la sua espressione,
saranno
con questi mezzi posti nelle mani del nostro governo, che li userà come
organi
educativi, e così impedirà che il pubblico sia messo sulla falsa strada
mediante l'idealizzazione del "progresso", o con il liberalismo. Chi
fra noi non sa, che questo fantastico beneficio conduce direttamente
all'utopia, da cui nacquero l'anarchia e l'odio verso l'autorità? E ciò
per la
semplice ragione che il "progresso", o piuttosto l'idea d'un
progresso liberale, diede al popolo differenti concetti della
emancipazione,
senza mettervi alcun limite. Tutti i cosiddetti liberali sono degli
anarchici,
se non per le loro azioni, certamente per le loro idee. Ognuno di essi
corre
dietro il fantasma della libertà, credendo di poter fare quello che
vuole, vale
a dire, cadendo in uno stato di anarchia per l'opposizione che fa,
unicamente
per il gusto di farla.
Discutiamo
ora la stampa editrice di
libri ecc. Noi la tasseremo nello stesso modo della stampa
giornalistica, vale
a dire per mezzo di bolli e cauzioni. Ma sopra i libri con meno di 300
pagine
metteremo una tassa doppia, li classificheremo fra gli opuscoli per far
diminuire la pubblicazione dei periodici, che costituiscono la forma
più
virulenta del veleno stampato. Queste misure obbligheranno altresì gli
scrittori a pubblicare delle opere così lunghe, che avranno pochi
lettori e
principalmente a causa del loro prezzo alto. Noi stessi pubblicheremo
delle
opere a buon mercato per educare la mente del pubblico e avviarla nella
direzione da noi desiderata. La tassazione determinerà una riduzione
della
letteratura dilettevole e senza scopo, e la responsabilità che
incontreranno di
fronte alla legge darà tutti gli autori nelle nostre mani. Nessuno che
desideri
attaccarci colla sua penna troverebbe un editore.
Prima
di stampare qualsiasi genere
di lavoro, l'editore o il tipografo dovrà chiedere alle autorità un
permesso
speciale per pubblicare il detto lavoro. In questo modo conosceremo
anticipatamente qualsiasi congiura contro di noi, e potremo colpirla
prevenendola e pubblicando una confutazione. La letteratura e il
giornalismo
sono le due più importanti forze educative, e per questo motivo il
nostro
governo si accaparrerà il maggior numero di periodici. Con questo
sistema
neutralizzeremo la cattiva influenza della stampa privata ed otterremo
un'influenza enorme sulla mente umana. Se dovessimo permettere la
pubblicazione
di dieci periodici privati, noi stessi dovremmo pubblicarne trenta e
così via.
Ma il pubblico non deve avere il minimo sospetto di queste precauzioni;
perciò
tutti i periodici pubblicati da noi, avranno apparentemente vedute ed
opinioni
contraddittorie, ispirando così la fiducia e presentando un'apparenza
attraente
ai nostri non sospettosi nemici, che cadranno nella nostra trappola e
saranno
disarmati.
In
prima fila metteremo la stampa
ufficiale. Essa sarà sempre in guardia per difendere i nostri
interessi, e perciò
la sua influenza sul pubblico sarà relativamente insignificante. In
seconda
fila metteremo la stampa semi-ufficiale, la quale dovrà attirare i
tiepidi e
gli indifferenti. In terza fila metteremo quella stampa che farà finta
di
essere all'opposizione e che, in una delle sue pubblicazioni, figurerà
come
nostra avversaria. I nostri veri nemici confideranno in questa
opposizione e ci
mostreranno le loro carte. Tutti i giornali sosterranno partiti
diversi:
l'aristocratico, il repubblicano, il rivoluzionario e persino
l'anarchico. Ma,
naturalmente, questo sarà solamente fino a quando dureranno le
Costituzioni.
Questi
giornali, come il dio indiano
Vishnu, avranno centinaia di mani, ognuna delle quali tasterà il polso
della
variabile opinione pubblica. Quando il polso batterà più forte, queste
mani
faranno inclinare l'opinione pubblica verso la nostra causa, perché un
soggetto
nervoso è facile ad essere guidato e facilmente cade sotto un'influenza
qualsiasi. I chiacchieroni che crederanno di ripetere l'opinione del
giornale
del loro partito, in realtà non faranno altro che ripetere la nostra
opinione,
oppure quella che desideriamo far prevalere; nella convinzione di
seguire
l'organo del loro partito, costoro seguiranno in realtà la bandiera che
faremo
sventolare d'innanzi ai loro occhi. Perché il nostro esercito
giornalista
estrinsechi il concetto intimo di questo programma, avendo l'apparenza
di
appoggiare i diversi partiti, dovremo organizzare la nostra stampa con
la
massima cura.
Sotto
il nome di "Commissione
Centrale della Stampa", organizzeremo delle riunioni letterarie, alle
quali i nostri agenti, senza farsene accorgere, daranno il segno di
riconoscimento e la parola d'ordine. I nostri organi discutendo e
contrastando
la nostra politica, sempre superficialmente, s'intende, e senza
toccarne i lati
importati, faranno finta di polemizzare con i giornali ufficiali, allo
scopo di
fornirci il pretesto di definire i nostri piani con maggior accuratezza
di
quanto avremo potuto fare coi nostri programmi preliminari. Si capisce,
però,
che tutto questo sarà fatto quando sia vantaggioso per noi. Questa
opposizione
da parte della stampa, servirà anche a far credere al popolo che la
libertà di
parola esiste sempre. Essa darà ai nostri agenti l'opportunità di
dimostrare che
i nostri avversari ci muovono accuse insensate, nell'impossibilità da
parte
loro di trovare un terreno solido sul quale combattere la nostra
politica.
Di
tali misure, che sfuggiranno
all'attenzione pubblica, saranno i mezzi più proficui per guidare
l'opinione
pubblica ed inspirare fiducia nel nostro governo. Grazie a queste
misure
potremo eccitare o calmare l'opinione pubblica circa le questioni
politiche
quando ci occorrerà di farlo. Potremo persuaderla o confonderla
stampando
notizie vere o false, fatti o contraddizioni, secondo quello che
servirà al
nostro scopo. Le informazioni che pubblicheremo dipenderanno dal modo
con cui
il pubblico sarà in quel tempo propenso ad accettare quel dato genere
di
notizie; e staremo sempre molto attenti, scandagliando il terreno prima
di
camminarci sopra.
Le
restrizioni che, come ho già
detto, imporremo alle pubblicazioni private ci daranno la certezza di
sconfiggere i nostri nemici, perché essi non avranno a loro
disposizione organi
della stampa mediante i quali dare veramente libero e pieno corso alle
loro
opinioni. Non ci occorrerà neppure di contraddire ufficialmente le loro
affermazioni Le palle di prova che lanceremo nella terza fila della
nostra
stampa saranno, se necessario, confutate da noi in modo semi-ufficiale.
Già
esiste nel giornalismo francese tutto un sistema di intese massoniche
per darsi
il contrassegno. Tutti gli organi della stampa sono legati da segreti
professionali reciproci, a modo degli antichi oracoli. Nessuno dei suoi
membri
rivelerà mai di essere a conoscenza di un segreto qualora non abbia
ricevuto
l'ordine di renderlo pubblico.
Non
un solo editore avrà il coraggio
di tradire un segreto confidatogli, per la ragione che nessuno è
ammesso nel
mondo letterario, il quale non abbia preso parte a qualche losco affare
nella
sua vita passata. Pertanto, se qualcuno desse il minimo segno di
disubbidienza,
il triste episodio del suo passato verrebbe palesato immediatamente.
Finché il
passato losco di questi individui è conosciuto da pochi, il prestigio
di ogni
giornalista attira l'opinione pubblica di tutto il paese. Il popolo lo
segue e
lo ammira. I nostri piani si debbono estendere principalmente alle
province. È
per noi essenziale di creare certe idee e di infondere tali opinioni
nelle
province, perché in qualunque momento possiamo servircene lanciandole
nella
capitale come opinioni neutrali delle province. Naturalmente, la fonte
e
l'origine delle idee non saranno alterate, esse saranno nostre.
È
per noi di tutta necessità prima
che prendessimo possesso del potere le grandi città siano, qualche
volta
dominate dalle opinioni delle province; vale a dire, che le città
sappiano
l'opinione della maggioranza, quale sarà stata preparata da noi. È per
noi
necessario che le capitali, giunto il momento critico psicologico, non
abbiano
il tempo materiale di discutere un fatto compiuto, ma siano obbligate
ad
accettarlo perché è stato approvato da una maggioranza nelle province.
Quando
noi arriveremo al periodo del nuovo regime - cioè durante il periodo
transitorio che precederà la nostra sovranità - non permetteremo alla
stampa di
pubblicare qualsiasi resoconto di delitti, essendo essenziale che il
popolo
creda il nuovo regime talmente superiore, d'aver soppresso perfino la
delinquenza. I delitti che avverranno saranno conosciuti soltanto dalla
loro
vittima e da gli eventuali testimoni oculari e da nessun altro.
Il
bisogno del pane quotidiano
obbligherà i Gentili a tacere ed a rimanere nostri umili servitori.
Quei
Gentili che potremo impiegare nella nostra stampa, discuteranno, dietro
i
nostri ordini, quei fatti che non sarebbe conveniente per noi di
pubblicare
nella nostra gazzetta ufficiale. E mentre avranno luogo così
discussioni e
dispute d'ogni genere, noi promulgheremo le leggi che ci occorrono e le
presenteremo al pubblico quali fatti compiuti.
Nessuno oserà chiedere che queste leggi vengano revocate,
specialmente
perché faremo credere che il nostro scopo sia quello di promuovere il
progresso. Poi la stampa svierà l'attenzione del pubblico per mezzo di
nuove
proposte. Voi sapete bene che abbiamo sempre abituato le popolazioni a
ricercare
nuove emozioni.
Avventurieri
politici senza cervello
si affretteranno a discutere i nuovi problemi: la stessa razza di gente
che non
comprende neppure ora nulla di quello di cui parla.I problemi politici
non sono
fatti per essere compresi, dalla gente comune, ma solamente (come ho
già detto)
da quella classe di governanti, che da secoli dirigono gli affari. Da
tutto
questo insieme di fatti potete concludere, che quando useremo una certa
deferenza all'opinione pubblica, di tanto in tanto, avremo lo scopo di
facilitare il funzionamento del nostro meccanismo. Vi accorgerete anche
che
cerchiamo di far approvare le varie questioni soltanto a furia di
parole e non
di fatti. Affermiamo continuamente, che tutte le misure prese da noi
sono
ispirate dalla speranza e dalla certezza di aiutare il benessere
pubblico. Al
fine di distogliere la gente troppo irrequieta dalla discussione delle
questioni politiche, la provvederemo di problemi nuovi; riguardando
l'industria
e il commercio, per esempio.
Su
questi problemi potranno
eccitarsi fin che vorranno. Le masse acconsentono di astenersi e di
desistere
da ciò che credono sia l'attività politica, solamente se possiamo dar
loro
qualche nuovo svago; come, ad esempio, il commercio. E tenteremo di dar
da
intendere ad esse, che anche il commercio è un problema politico. Noi
stessi
inducemmo le masse a prender parte alla politica per assicurarci il
loro
appoggio nella nostra campagna contro i governi Gentili. Per impedire
che il
popolo scopra da sé una qualsiasi nuova linea d'azione politica, lo
terremo
distratto con varie forme di divertimenti: ludi ginnici, passatempi,
passioni
di vario genere, osterie e via discorrendo. Fra poco principieremo a
mettere
degli avvisi nei giornali invitando il popolo a competere in ogni
genere di
nuove imprese, come ad esempio alle gare artistiche, di sport, ecc.
Questi
nuovi interessi distoglieranno definitivamente l'attenzione del
pubblico dalle
questioni che potrebbero metterci in conflitto con la popolazione.
Come
il popolo perderà gradualmente
la facoltà di pensare con la sua testa, griderà compatto insieme a noi,
per
l'unica ragione che saremo i soli membri della società in grado di
promuovere
nuove linee di pensiero. Questi nuovi concetti noi li metteremo avanti
per
mezzo di agenti che il popolo non sospetterà siano alleati nostri. Il
ruolo
degli idealisti liberali cesserà repentinamente il giorno in cui il
nostro
governo sarà riconosciuto. Fino allora essi ci renderanno dei buoni
servizi. Per questa
ragione cercheremo
di indirizzare l'opinione pubblica verso ogni specie di teoria
fantastica che
possa sembrare progressiva, o liberale. Fummo noi che, col più completo
successo, facemmo girare le teste scervellate dei Gentili, colle nostre
teorie
di progresso, verso il socialismo. Non si trova fra i Gentili una mente
capace
di intuire che in ogni occasione, c'è sempre dietro la parola
"progresso" un’esca qualunque.
Perché
esiste soltanto una vera
dottrina ed in essa non vi è posto per il "progresso". Il progresso,
come qualunque altro falso concetto, serve a nascondere la verità,
affinché
essa non sia palese ad altri che a noi, popolo prediletto da Dio, che
Egli ha
eletto a custode della verità. Quando saremo al potere, i nostri
oratori
discuteranno i grandi problemi che hanno agitato l'umanità, allo scopo
finale e
prefisso di condurre il genere umano sotto il nostro governo benedetto.
Chi
vorrà, quindi, sospettare che tutti questi problemi furono sollevati da
noi,
secondo un piano politico prestabilito che nessun uomo ha compreso in
tanti
secoli?
Quando
ci stabiliremo come Signori
della Terra, non ammetteremo altra religione che la nostra; cioè una
religione
che riconosce il Dio solo, a Cui il nostro destino è collegato
dall'averci Egli
eletto, e da Cui il destino del mondo è determinato. Per questa ragione
dobbiamo distruggere tutte le professioni di fede. Se il risultato
temporaneo
di questa distruzione sarà di produrre degli Atei, ciò si frapporrà al
nostro
scopo, ma servirà come esempio alle generazioni future, che
ascolteranno i
nostri insegnamenti sulla religione di Mosè, la quale, con le sue
dottrine
risolute e ponderate, ci impose come un dovere il mettere tutte le
nazioni
sotto i nostri piedi. Inoltre insisteremo molto sulle verità mistiche
degli
insegnamenti mosaici, sui quali, diremo, è basata tutta la loro forza
educativa.
Poi,
ad ogni momento pubblicheremo
articoli paragonando il nostro governo benefico a quello del passato.
Lo stato
di beatitudine e di pace che esisterà allora, servirà anche ad
illustrare il benefico
effetto del nostro governo, sebbene sia stato ottenuto mediante
disturbi
secolari. Dimostreremo con colori intensi gli errori amministrativi
commessi
dai Gentili. Provocheremo con tutto ciò un tale sentimento di
avversione per il
regime precedente, che le nazioni preferiranno uno stato di pace in
condizioni
di schiavitù, ai diritti della tanta lodata "libertà", che le ha così
crudelmente torturate, esaurendone perfino le fonti dell'esistenza
umana, ed
alla quale furono trascinate da una folla di avventurieri che non
sapevano quel
che facevano.
I
cambiamenti inutili di governo che
abbiamo sempre suggerito ai Gentili, e che sono stati il mezzo col
quale
abbiamo minato il loro edificio di Stato, avranno in allora talmente
stancato
le nazioni, che esse preferiranno sopportare qualunque cosa da noi,
piuttosto
che ritornare ai tumulti ed alle disgrazie attraversate. Attireremo
specialmente l'attenzione su gli errori storici con i quali i governi
dei
Gentili tormentarono l'umanità per tanti secoli, nella loro mancanza di
comprensione per tutto ciò che riguarda il vero benessere della vita
umana, e
nella loro ricerca di piani fantastici per la prosperità sociale.
Perché i
Gentili non si sono resi conto che i loro piani, invece di migliorare
le
relazioni fra uomo e uomo, non hanno fatto altro che farle andare di
male in
peggio.
E
queste relazioni sono la vera base
dell'esistenza umana. Tutta la forza dei nostri principi e delle nostre
misure
consisterà nel fatto, che saranno spiegati da noi quale un luminoso
contrasto
con le condizioni sociali esistenti sotto l'antico regime da noi
infranto. I
nostri filosofi dimostreranno tutti gli svantaggi delle religioni
cristiane, ma
nessuno potrà mai giudicare la nostra religione nel suo vero
significato,
perché nessuno ne avrà mai una completa cognizione fuorché i nostri che
non si
arrischieranno mai a svelarne i misteri. Nei cosiddetti paesi dirigenti
abbiamo
fatto circolare una letteratura squilibrata, sudicia e ripugnante. Per
un breve
periodo dopo il riconoscimento del nostro regno, continueremo a
incoraggiare
questa letteratura, acciocché essa dimostri, più esplicitamente che
mai, il suo
contrasto con le dottrine che metteremo in circolazione dal nostro
seggio
elevato. I nostri sapienti, educati allo scopo di guidare i Gentili,
faranno
conferenze, concreteranno piani, scriveranno appunti e articoli, per
mezzo dei
quali influiremo sugli spiriti degli uomini, piegandoli verso quella
scienza e
quelle idee che ci converranno.
Quando,
infine, avremo ottenuto il
potere per mezzo di numerosi colpi di Stato, che saranno da noi
preparati in
modo che abbiano luogo simultaneamente in tutti i paesi; e quando i
governi di
questi saranno stati dichiarati ufficialmente incapaci di reggere la
pubblica
cosa (potrà trascorrere un periodo di tempo considerevole prima che
tutto ciò
avvenga: magari un secolo): faremo ogni sforzo per impedire che siano
fatte
delle congiure contro di noi. Per raggiungere questo intento
applicheremo la
pena capitale, senza pietà, per coloro che prendessero le armi per
impedire lo
stabilimento del nostro potere. Sarà passibile della pena capitale la
fondazione di qualunque nuova società segreta; scioglieremo, mandandone
i
membri in esilio nelle parti più remote del mondo, le società segrete
tuttora
esistenti, che ci sono ben conosciute e che servono ed hanno servito al
nostro
scopo.
È
di questa maniera che noi agiremo
con i franco-massoni Gentili che per avventura sapessero più di quello
che a
noi convenga. E quei massoni che, per una ragione o per un'altra
potremo
perdonare, li terremo sempre nel continuo timore d'essere esiliati.
Decreteremo
una legge per condannare tutti i preesistenti membri delle società
segrete
all'esilio fuori di Europa perché quivi noi avremo il centro del nostro
governo.
Le decisioni del nostro governo saranno definitive e
nessuno avrà il
diritto d'appellarsi. Per
mettere al dovere le società dei Gentili nelle quali
abbiamo profondamente inculcato i dissidi ed i dogmi della religione
protestante, prenderemo provvedimenti spietati i quali dimostreranno
alle
nazioni che il nostro potere non può essere violato. Non dobbiamo
preoccuparci
delle numerose vittime che saranno sacrificate per ottenere una
prosperità
futura. Un governo il quale è convinto che la propria esistenza dipende
non
solo dai privilegi di cui gode, ma anche dall'adempimento del suo
dovere, ha
l'obbligo di conseguire la prosperità anche a costo di molti sacrifici.
La
condizione principale della sua
stabilità consiste nel rafforzamento del prestigio del suo potere, e
questo
prestigio si ottiene soltanto per mezzo di una maestosa ed incrollabile
potenza, che deve mostrarsi inviolabile, nonché circondata da un potere
mistico, ad esempio, il potere decretato da Dio. Tale fu fino ai giorni
nostri,
l'Autocrazia russa, l'unica nostra nemica pericolosa, se non teniamo
conto
della Santa Sede. Ricordate che l'Italia. quando grondava sangue, non
toccò un
capello di Silla: eppure egli era l'uomo che l'aveva dissanguata. Per
la sua
forza di carattere, Silla diventò un Dio agli occhi della popolazione,
ed il
suo ritorno intrepido in Italia lo rese inviolabile. La plebe non
nuocerà mai
all'uomo che la ipnotizza col suo coraggio e con la sua superiorità
mentale.
Tanto
che noi non avremmo conseguito
il potere, cercheremo di fondare e moltiplicare le logge massoniche in
tutte le
parti del mondo. Alletteremo a farne parte coloro che possono
diventare, o sono
di già, animati da amore per il pubblico bene. Queste logge saranno la
fonte
principale ove attingeremo le nostre informazioni; saranno pure i
nostri centri
di propaganda. Noi centralizzeremo tutte queste logge sotto una
direzione
unica, conosciuta a noi soli e costituita dai nostri uomini più
sapienti.
Queste logge avranno anche i loro rappresentanti, per mascherarne la
vera
direzione. Questa soltanto avrà diritto di decidere a chi spetti di
parlare e
di preparare l'ordine del giorno. In queste logge annoderemo tutte le
classi
socialiste e rivoluzionarie della società. I piani politici più
segreti. ci
saranno subito noti appena formulati e ne guideremo l'esecuzione.
Quasi
tutti gli agenti della polizia
internazionale segreta faranno parte delle nostre logge. È per noi
sommamente
importante di assicurarci i servizi della polizia, perché essi possono
mascherare le nostre imprese, inventare ragioni plausibili per spiegare
il
malcontento delle masse, come pure colpire coloro che rifiutano di
sottomettersi a noi. La maggior parte degli individui che entrano nelle
società
segrete sono avventurieri, i quali desiderano di farsi strada in un
modo o in
un altro e non hanno serie intenzioni. Con gente simile, ci sarà facile
perseguire il nostro scopo: essi metteranno in moto il nostro
meccanismo.
Se
il turbamento diventerà mondiale,
ciò significherà soltanto che era necessario per noi di produrre questa
agitazione, allo scopo di distruggere la troppo grande solidità del
mondo. Se
nasceranno congiure nel suo seno, significherà che uno dei nostri
agenti più
fedeli è il capo di questa cospirazione. E' naturale che noi dobbiamo
essere
gli unici a dirigere le imprese massoniche. Noi soltanto sappiamo
dirigerle.
Noi conosciamo lo scopo finale di ogni azione, mentre i Gentili
ignorano la
massima parte di ciò che riguarda la massoneria: essi non sono neppure
capaci
di vedere i risultati immediati di quello che fanno. Generalmente essi
considerano soltanto i vantaggi immediati; si contentano se il loro
orgoglio
personale è soddisfatto per l'adempiersi del loro intento; non si
accorgono che
l'idea originale era nostra e non loro.
I
Gentili frequentano le Logge
Massoniche per pura curiosità, o nella speranza di ricevere la loro
parte delle
spoglie; alcuni di essi vi entrano pure per poter discutere le loro
stupide
idee davanti ad un pubblico qualunque. I Gentili vanno alla ricerca
delle
emozioni procurate dal successo e dagli applausi; noi glie ne diamo fin
che ne
vogliono. Questo è il motivo per cui permettiamo ad essi di avere
successi;
cioè allo scopo di volgere a nostro vantaggio gli uomini che credono
orgogliosamente di valer qualche cosa, e che senza accorgersene
s'imbevono
delle nostre idee, fiduciosi di essere infallibili e convinti di non
andar
soggetti alle influenze altrui.
Non
avete idea di quanto sia facile
ridurre anche il più intelligente dei Gentili in una condizione
ridicola di
ingenuità agendo sulla sua presunzione, e quanto, d'altra parte, sia
fucile
scoraggiarlo mediante il più piccolo insuccesso, od anche semplicemente
cessando di applaudirlo; oppure anche di ridurlo in uno stato di
servile
sottomissione, allettandolo con la promessa di qualche nuovo successo.
Per
quanto il nostro popolo disprezza il successo, bramando soltanto la
realizzazione dei suoi piani, altrettanto i Gentili amano il successo e
sono
disposti a sacrificare tutti i loro piani per raggiungerlo. Questo lato
del
carattere dei Gentili rende facile di fare d'essi quello che ci piace.
Quelli
che sembrano tigri, sono invece stupidi come pecore, ed hanno la testa
assolutamente vuota.
Lasceremo
che cavalchino in sogno il
corsiero delle vane speranze di poter distruggere l'individualità umana
mediante idee simboliche di collettivismo. Essi non hanno ancora
compreso, e
non comprenderanno mai, che questo sogno fantastico è contrario alla
principale
legge della natura, la quale, fin dall'inizio del mondo, creò ogni
essere,
diverso da tutti gli altri, perché ciascuno avesse un'individualità. Il
fatto
che fummo capaci di far concepire un'idea così errata ai Gentili, è la
prova
lampante del meschino concetto che essi hanno della vita umana,
paragonato a
quello che ne abbiamo noi. In questo consiste la maggiore speranza del
nostro
successo. Con quanta lucidità i nostri antichi saggi ci hanno detto
che, per
raggiungere un obiettivo veramente grande, non dobbiamo fermarci ai
mezzi, né
contare il numero di vittime da sacrificare alla causa! E noi non
abbiamo mai
contato le vittime uscite dal seme di quei bruti di Gentili, e pur
avendo
sacrificato molta gente nostra, abbiamo dato al nostro popolo una
posizione
tale nel mondo, che esso non si sarebbe mai sognato di raggiungere.
Un
numero relativamente piccolo di
vittime da parte nostra ha salvato la nostra nazione dalla distruzione.
Ogni
uomo deve inevitabilmente morire. E' preferibile affrettare la morte di
coloro
che ostacolano la nostra causa, che di quelli che la promuovono. Noi
facciamo
morire i franco-massoni in maniera tale che nessuno, al di fuori dalla
Fraternità, non può avere il minimo sospetto. Le vittime stesse non
possono
essere sicure in anticipo. Tutti muoiono, quando è necessario, di morte
apparentemente naturale. E neppure gli iniziati, conoscendo questi
fatti, osano
protestare! Con questi mezzi abbiamo tagliato fino alle radici ogni
velleità di
protesta contro i nostri ordini almeno per quanto riguarda i
frammassoni.
Predichiamo il liberalismo ai Gentili, ma d'altra parte teniamo la
nostra
propria nazione in assoluta sottomissione. Per effetto della nostra
influenza,
le leggi dei Gentili vengono osservate il meno possibile. Il prestigio
delle
loro leggi è stato minato dalle idee liberali che vi abbiamo
introdotto. Le più
importanti questioni, sia politiche, sia morali, vengono decise dai
Tribunali
nel modo stabilito da noi. L'amministratore della Giustizia dei Gentili
considera queste domande alla luce del piacere di presentarle a lui.
Questo
risultato lo abbiamo ottenuto
grazie ai nostri agenti e persone con le quali apparentemente non siamo
in
relazione, e per mezzo di opinioni propagate con la stampa e con altri
mezzi.
Persino i senatori ed altri funzionari elevati seguono ciecamente i
nostri
consigli. La mentalità dei Gentili essendo di natura puramente
bestiale, è
incapace di osservare e di analizzare checchessia e più ancora di
prevedere le
conseguenze alle quali può condurre una causa se presentata sotto un
certo
giorno. È, precisamente in questa differenza di mentalità tra noi e i
Gentili,
che possiamo facilmente riconoscere di essere gli eletti di Dio nonché
la
nostra natura sovrumana, in paragone con la mentalità istintiva e
bestiale dei
Gentili. Costoro non vedono che i fatti, ma non li prevedono e sono
incapaci di
inventare qualsiasi cosa, eccetto le materiali. Da tutto questo risulta
nettamente, che la natura stessa ci ha destinato a guidare ed a
governare il
mondo.
Quando
verrà per noi l'ora di
governare apertamente, sarà giunto il momento di dimostrare la bontà
del nostro
governo. Allora miglioreremo tutte le leggi. Le nostre leggi saranno
brevi,
chiare, e concise: non avranno bisogno di interpretazioni; sicché tutti
potranno conoscerle da cima a fondo, dentro e fuori. La caratteristica
predominante
di queste leggi sarà l'obbedienza dovuta all'autorità; e questo
rispetto
all'autorità sarà spinto al massimo grado. Allora cesserà ogni genere
di abuso
di potere. Ognuno sarà responsabile di fronte all'unico potere supremo,
cioè a
quello del sovrano. L'abuso di potere da parte di chiunque, che non sia
il
sovrano, sarà così severamente punito, che tutti perderanno la voglia
di
provare la loro forza in tale direzione. Sorveglieremo molto da vicino
ogni
atto del nostro corpo amministrativo, da cui dipenderà il funzionamento
della
macchina statale, perché se l'amministrazione diventa fiacca, il
disordine
sorge dovunque. Non un singolo atto illegale, od abuso di potere
rimarrà
impunito. Tutti gli atti di simulazione, o di volontaria trascuratezza
da parte
degli impiegati amministrativi, cesseranno dopo che costoro avranno
veduto i
primi esempi di punizione.
La
grandezza della nostra potenza
esigerà che siano inflitte punizioni adeguate ad essa. Ciò vuol dire
che esse
saranno durissime, anche nel caso del più piccolo tentativo di violare
il
prestigio della nostra autorità allo scopo di lucro personale. L'uomo
che
soffrirà per le sue colpe, anche se troppo severamente, sarà come un
soldato
che muore sul campo battaglia dell'amministrazione per la causa del
potere, dei
principî e della legge, che non ammette alcuna deviazione dal sentiero
pubblico
per un vantaggio personale, neanche per coloro che guidano il carro
dello
stato. Per esempio, i nostri giudici sapranno che, cercando di essere
indulgenti, violeranno la legge della giustizia, la quale è fatta per
infliggere punizioni esemplari agli uomini per le colpe che hanno
commesso, e
non per dare ad un giudice l'occasione di mostrare la sua clemenza.
Questa
buona qualità della clemenza dovrebbe essere esibita soltanto nella
vita
privata, e non nella qualità ufficiale di giudice, che influisce su
tutta la
base dell'educazione del genere umano.
I
membri della magistratura non
serviranno più nei tribunali dopo i cinquantacinque anni di età, per le
seguenti ragioni: 1- Perché i vecchi sono più tenacemente attaccati
alle idee
preconcette e meno capaci di ubbidire ai nuovi ordini. 2- Perché una
tale
misura ci metterà in grado di fare dei cambiamenti frequenti nel corpo
della
magistratura, che conseguentemente sarà soggetta a qualunque pressione
da parte
nostra. Chiunque desideri mantenere il suo posto dovrà, per
assicurarselo,
ubbidirci ciecamente. In generale, sceglieremo i nostri giudici fra
uomini i
quali capiscano che il loro dovere è di punire e di fare rispettare le
leggi, e
non di permettersi il lusso di sognare il liberalismo, che potrebbe
recar danno
al piano educativo del nostro governo, come succede ora con i giudici
Gentili.
Il nostro progetto di mutare spesso i giudici, ci gioverà anche per
impedire la
formazione di qualsiasi associazione fra essi; quindi lavoreranno
soltanto
nell'interesse del governo, ben sapendo che da ciò dipende il loro
avvenire. La
futura generazione di giudici sarà educata in tal modo, che preverranno
istintivamente qualsiasi azione atta a danneggiare le relazioni
reciproche
esistenti fra i nostri sudditi.
Attualmente
i giudici dei Gentili
sono indulgenti verso tutti i delinquenti, perché non hanno il giusto
concetto
del loro dovere, ed anche per il semplice fatto, che i governanti,
quando
nominano i giudici, non imprimono in essi il concetto del dovere, come
sarebbe
necessario. I governanti dei Gentili, quando nominano i loro sudditi a
cariche
importanti, non si danno la pena di spiegar loro l'importanza delle
medesime, né
per quale ragione dette cariche sono state istituite; essi agiscono
come le
bestie quando mandano la loro prole in cerca dì preda. In questo modo i
governi
dei Gentili vanno in pezzi per opera dei loro stessi amministratori.
Dai
risultati del sistema adottato dai Gentili ricaveremo ancora un
insegnamento
morale e ce ne serviremo per migliorare il nostro governo. Noi
sradicheremo le
tendenze liberali di ciascuna delle importanti istituzioni di
propaganda nel
nostro governo, dalle quali possa dipendere l'educazione di coloro che
diventeranno i nostri sudditi.
Questi
posti importanti saranno
riservati esclusivamente a coloro che furono da noi educati allo scopo
prefisso
per l'amministrazione. Qualora si osservasse, che il mettere in ritiro
troppo
presto i nostri impiegati ci costerebbe troppo caro, risponderei, che
anzi
tutto cercheremo di trovare una occupazione privata a questi
pensionati, per
compensarli della perdita del loro posto governativo, ed in secondo
luogo che
il nostro governo possiederà in ogni caso tutto il denaro del mondo, e
perciò
la spesa non va presa in considerazione. La nostra autocrazia sarà
coerente in
tutte le sue azioni, quindi il nostro alto comando sarà sempre
considerato con
la massima deferenza e obbedito senza riserva, qualunque sia la
decisione che
gli piacerà di prendere. Ignoreremo qualunque espressione di rammarico
o di
malcontento e puniremo così severamente chiunque mostrasse di non
essere
soddisfatto, che ognuno ne trarrà un esempio applicabile a sé stessi.
Noi
aboliremo il diritto di appello, riservandolo per noi stessi; e ciò per
la
ragione che non dobbiamo permettere al popolo di credere che i nostri
giudici
possano sbagliare nelle loro decisioni.
Nel
caso dove un giudizio esigeva la
revisione, destituiremo immediatamente il giudice che lo avrà emesso,
castigandolo pubblicamente, affinché un errore simile non abbia a
ripetersi.
Ripeto quello che ho già detto, cioè che uno dei nostri principî
fondamentali
sarà l'attenta sorveglianza dei nostri impiegati amministrativi: e
questo si
farà principalmente per soddisfare la nazione, la quale ha pieno
diritto di
insistere che un buon governo abbia buoni impiegati amministrativi. Il
nostro
governo avrà l'aspetto di una fede patriarcale nella persona del suo
sovrano.
La nostra Nazione ed i nostri sudditi considereranno il sovrano come un
padre,
il quale si cura di tutti i loro bisogni, si occupa delle loro azioni,
sistema
le relazioni reciproche dei suoi sudditi, nonché quelle di essi verso
il
governo. Così che il sentimento di venerazione per il regnante si
radicherà
tanto profondamente nella nazione, che questa non potrà esistere senza
le sue
cure e la sua guida. Il popolo non potrà vivere in pace senza il
sovrano e
finalmente lo riconoscerà come autocrate. Il popolo nutrirà per il
sovrano un
sentimento di venerazione talmente profondo da avvicinarsi alla
adorazione,
specialmente quando si convincerà che i suoi dipendenti seguono i suoi
ordini
ciecamente e che egli solo regna su di loro.
Essi
si rallegreranno vedendoci
regolare la nostra esistenza come se fossimo genitori desiderosi di
educare la
propria prole in un sentimento profondo del dovere e dell'ubbidienza.
Per
quanto poi riguarda la nostra politica segreta, tutte le nazioni sono
in uno
stato d'infanzia ed i loro governi pure. Come potete vedere da voi
stessi, io
baso il nostro dispotismo sul Diritto e sul Dovere. Il diritto del
governo di
pretendere che la gente faccia il suo dovere è in sé stesso un obbligo
di chi
regna, perché egli è il padre dei suoi sudditi. Il diritto della forza
gli
viene concesso perché conduca l'umanità nella direzione stabilita dalle
leggi
naturali, vale a dire verso l'ubbidienza.
Ogni
creatura in questo mondo è in
soggezione se non di un uomo, di qualche circostanza, oppure della sua
stessa
natura: insomma di qualche cosa che è più forte di lei. Quindi noi
dobbiamo
essere la forza assoggettatrice, per il bene della causa comune.
Dobbiamo
sacrificare senza esitazione quegli individui che possono violare la
legge
esistente, perché la soluzione del grande problema educativo sta nella
punizione esemplare. Il Re di Israele, nel giorno che porrà sul suo
capo
consacrato la corona che gli verrà presentata da tutta l'Europa,
diventerà il
Patriarca Mondiale. Il numero delle vittime che il nostro Re dovrà
sacrificare,
non sorpasserà mai quello delle vittime che i sovrani Gentili hanno
sacrificato
nella loro ricerca di grandezza e per le loro rivalità reciproche. Il
nostro
sovrano sarà costantemente in contatto col popolo, al quale parlerà
dall'alto
delle tribune. I suoi discorsi saranno immediatamente messi in
circolazione in
tutto il mondo.
Allo
scopo di distruggere qualunque
specie di impresa collettiva che non sia la nostra, annienteremo sul
loro
nascere le opere collettive; vale a dire, che trasformeremo le
università e le
riedificheremo secondo i nostri piani. I rettori delle università,
nonché i
professori di esse, saranno preparati in modo speciale per mezzo di
elaborati e
segreti programmi d'azione, nei quali saranno istruiti e dai quali non
potranno
deviare impunemente. La massima cura sarà posta nella loro scelta, e
dipenderanno interamente dal governo. Escluderemo dal nostro sillabo
ogni
insegnamento di diritto civile, nonché qualunque altra materia
politica. Queste
scienze saranno insegnate soltanto a pochi uomini iniziati, scelti per
le loro
abilità cospicue. Le università non potranno più lanciare nel mondo dei
giovani
inesperti, imbevuti di idee circa nuove forme costituzionali, come se
queste
fossero commedie o tragedie; oppure dediti ad occuparsi di questioni
politiche
che neppure i loro padri comprendevano.
Quando
la massa del popolo ha delle
idee politiche sbagliate, si volge a concezioni utopistiche con il
risultato di
diventare un insieme di pessimi sudditi. Ciò potete giudicare da voi
vedendo il
sistema educativo dei Gentili; abbiamo dovuto introdurre tutti questi
principi
nel sistema educativo allo scopo di distruggere la loro struttura
sociale: cosa
che abbiamo fatto con pieno successo; ma quando saremo al potere,
toglieremo dai
programmi educativi tutte le materie che potrebbero turbare lo spirito
dei
giovani, e li ridurremo ad essere dei bimbi obbedienti, i quali
ameranno il
loro sovrano ed in lui riconosceranno il sostegno principale della pace
e del
benessere pubblico. Invece di far studiare i classici e la storia
antica, che
contengono più esempi cattivi che buoni, faremo studiare i problemi del
futuro.
Dalla memoria degli uomini cancelleremo il ricordo dei secoli passati,
che
potrebbe essere sgradevole per noi, ad eccezione di quei fatti che
mostrano a
colori vivaci gli errori dei governi Gentili. La base fondamentale del
nostro
programma educativo sarà l'insegnamento di ciò che si riferisce alla
vita
pratica, alla organizzazione sociale, alle relazioni fra uomo e uomo;
faremo
pure conferenze contro i cattivi esempi egoistici, che sono contagiosi
e causa
di mali; come anche su altre questioni simili relative all'istinto.
Questi
programmi saranno tracciati
in modo differente per le differenti classi e caste, perché
l'educazione di
esse dovrà essere ben distinta. Importa moltissimo di insistere su
questo
sistema speciale. Ogni classe, o casta, dovrà essere educata
separatamente,
secondo la sua speciale condizione ed il suo lavoro. Eventualmente, un
uomo di
genio ha sempre saputo e saprà sempre penetrare in una casta più
elevata della
sua; ma per amore di un caso affatto eccezionale, non conviene
mescolare
l'educazione delle varie caste e ammettere gli uomini di basso ceto
nelle
classi più elevate, soltanto perché occupino i posti di coloro che sono
chiamati dalla nascita ad occuparli. Sapete da voi che i Gentili,
quando
cedettero all'idea assurda di non ammettere differenza fra le diverse
classi
sociali, andarono incontro al disastro. Affinché il sovrano abbia un
posto
sicuro nel cuore dei suoi sudditi, è necessario che, durante il suo
regno,
siano insegnate nelle pubbliche scuole e nei pubblici ritrovi,
l'importanza
della sua attività e la buona intenzione delle sue imprese.
Noi
aboliremo ogni specie di
educazione privata. Nei giorni di vacanza gli scolari ed i loro
genitori
avranno il diritto di intervenire nei loro collegi, come se questi
fossero dei
"clubs", a riunioni nelle quali alcuni professori faranno delle
conferenze, apparentemente libere, parlando sulle questioni dei
rapporti
reciproci fra gli uomini, delle leggi, dei malintesi che generalmente
sono la
conseguenza di una concezione erronea intorno la posizione sociale
degli
uomini. Infine essi faranno delle lezioni sulle nuove teorie
filosofiche, che
non sono ancora state rivelate al mondo. Noi faremo di queste dottrine
degli
articoli di fede, servendocene come di gradini per l'ascendere della
Fede
nostra. Quando avrò finito di mettervi completamente al corrente del
nostro
programma, e quando avremo finito di discutere i nostri piani per il
presente e
l'avvenire, vi leggerò lo schema di tale nuova teoria filosofica.
Noi
sappiamo dall’esperienza di
molti secoli ci insegna che gli uomini vivono per le idee e ne sono
guidati e
che la gente viene ispirata da tali idee soltanto per mezzo
dell'educazione,
che può essere impartita con i medesimi risultati agli uomini di tutti
i
secoli, ma naturalmente con mezzi diversi. Con una metodica educazione
sapremo
eliminare i residui di quella indipendenza di pensiero della quale ci
siamo
serviti per i nostri fini da molto tempo. Abbiamo già istituito il
sistema di
soggiogare la mente degli uomini col così detto metodo di educazione
dimostrativa (l'insegnamento oculare), il quale rende i Gentili
incapaci di
pensare indipendentemente, e così essi - come animali ubbidienti -
attenderanno
la dimostrazione di un’idea prima di afferrarla. Uno dei nostri
migliori agenti
in Francia è il Bouroy; egli vi ha già introdotto il nuovo metodo
d'insegnamento dimostrativo.
La
professione il giureconsulto
rende coloro che la esercitano freddi, crudeli ed ostinati, li priva di
tutti i
principi e li obbliga a formarsi un concetto della vita che non è umano
ma
puramente legale. Si abituano anche a vedere le circostanze soltanto
dal punto
di vista di quanto si può guadagnare facendo una difesa, senza badare
alle
conseguenze che essa può avere sul bene pubblico. Un avvocato non si
rifiuta
mai di difendere una causa. Egli farà di tutto per ottenere
l'assoluzione a
qualunque costo, attaccandosi ai più meschini cavilli della
giurisprudenza, e
con questi mezzi egli demoralizza il tribunale. Noi limiteremo dunque
la sfera
d'azione di questa professione e metteremo gli avvocati sulla stessa
base dei
funzionari esecutivi. Tanto gli avvocati patrocinatori, quanto i
giudici, non
avranno il diritto di intervistare i loro clienti e riceveranno il loro
mandato
difensivo a seconda dell'assegnazione che ne farà il tribunale [Vale a
dire che
i difensori saranno nominati d'ufficio e non scelti dagli accusati.].
Essi
studieranno la causa esclusivamente attraverso i documenti ed i
rapporti, e
difenderanno i loro clienti dopo che questi saranno stati interrogati
in
tribunale dal pubblico ministero, basando la difesa di essi sui
risultati di
questo interrogatorio. Il loro onorario sarà fisso senza tener conto se
la
difesa sia, o pur no, riuscita. Essi diventeranno dei semplici relatori
in
favore della giustizia, agendo in senso opposto al pubblico ministero,
il quale
sarà un relatore in favore dell'accusa.
In
questo modo la procedura legale
sarà considerevolmente abbreviata. Inoltre, con questi mezzi otterremo
una
difesa onesta ed imparziale, la quale non sarà promossa dagli interessi
materiali, ma bensì dalla convinzione personale dell'avvocato. Si avrà
inoltre
il grande vantaggio di metter fine a qualunque forma di subornamento e
di
corruzione, che all'epoca attuale può aver luogo nei tribunali di
alcuni paesi.
Abbiamo messo molto impegno nello screditare il clero dei Gentili agli
occhi
del popolo, e siamo così riusciti a nuocere alla sua missione che
avrebbe
potuto ostacolare molto il nostro cammino. L'Influenza del clero sul
popolo
diminuisce di giorno in giorno. Oggi, la libertà di religione prevale
ovunque,
e l'epoca che il Cristianesimo cadrà in frantumi non è oramai troppo
distante.
Sarà ancora più facile per noi di distruggere le altre religioni. Ma è
prematuro per ora di discutere questo argomento. Noi ridurremo il clero
e le
sue dottrine a tener così poco posto nella vita, e renderemo la loro
influenza
così antipatica alla popolazione, che i loro insegnamenti avranno
risultati
opposti a quelli che avevano una volta.
Quando
sarà arrivata l'ora di
annientare la Corte papale, una mano ignota, additando il Vaticano,
darà il
segnale dell'assalto. Quando, nella sua ira si scaglierà sul Vaticano,
noi ci
atteggeremo a suoi protettori per evitare lo spargimento di sangue. Con
questo
atto penetreremo fino al cuore di tale Corte, e nessuno potrà più
scacciarcene
finché non avremo distrutto la potenza del Papa. Il Re di Israele
diventerà il
vero Papa dell'universo: il Patriarca della Chiesa Internazionale. Ma
finché
non avremo compiuto la rieducazione della gioventù per mezzo di nuove
religioni
temporanee, per condurla alla nostra, non attaccheremo apertamente le
Chiese
esistenti, ma le combatteremo con la critica, la quale ha già suscitato
e
continuerà a suscitare dissensi fra esse. Genericamente parlando, la
nostra
stampa denuncerà i governi e le istituzioni dei Gentili, sia religiose
che
d'altro genere, mediante articoli d'ogni specie spogli di qualunque
scrupolo,
allo scopo di screditarli al massimo grado così come noi soli sappiamo
fare.
Il
nostro governo somiglierà al dio
centomani Vishnu degli Indiani. Ognuna delle sue cento mani terrà una
delle
molle della macchina sociale dello Stato. Noi sapremo tutto senza
l'aiuto della
polizia ufficiale, che è stata così insidiosamente corrotta da noi, da
non
servire ad altro che impedire ai governi dei Gentili di venire alla
conoscenza
dei fatti veri. Il nostro programma persuaderà una terza parte della
popolazione a sorvegliare il resto, per un alto senso di dovere ed in
base al
principio del servizio governativo volontario. Allora non sarà più
considerato
come un disonore, ma anzi come cosa lodevole il fare la spia. D'altra
parte,
chi porterà notizie false sarà veramente punito, per evitare che l'alto
privilegio del rapporto diventi un abuso.
Noi
sceglieremo i nostri agenti
nelle classi alte quanto fra le basse della società. Li prenderemo fra
gli
amministratori, editori, stampatori, librai, impiegati, operai,
cocchieri,
lacchè ecc. Questa forza poliziesca, non avrà nessun potere
indipendente di
azione e nessun diritto di prendere qualsiasi misura di sua iniziativa;
quindi
il dovere di questa polizia impotente consisterà semplicemente nel fare
dei
rapporti e delle testimonianze. La verifica dei suoi rapporti, e gli
arresti,
dipenderanno da un gruppo di ispettori di polizia responsabili. Gli
arresti
saranno fatti da gendarmi e da guardie di città. Qualunque persona, che
avendone
l'incarico, ometta di far rapporto d'una mancanza qualsiasi, anche
piccola, in
fatto di politica, sarà punita per delittuoso nascondimento di delitto,
se
potrà provarsi che ne è colpevole. Analogamente devono agire ora i
nostri
fratelli, devono cioè di loro iniziativa denunziare alle autorità
competenti
tutti gli apostati, nonché tutte le azioni che potrebbero essere
contrarie alla
nostra legge. Nel nostro Governo Universale, tutti i nostri sudditi
avranno il
dovere di servire il nostro sovrano agendo nel modo suddetto.
Un'organizzazione
come la nostra
sradicherà ogni abuso di potere nonché le varie forme di subornamento e
di
corruzione. Insomma, essa distruggerà tutte le idee con le quali
abbiamo
contaminato la vita dei Gentili mediante le nostre teorie sopra i
diritti
sovrumani. Come avremmo potuto riuscire al nostro intento di creare il
disordine nelle istituzioni amministrative dei Gentili, se non con
mezzi
simili? Fra i più importanti mezzi per corrompere le loro istituzioni,
vi è
l'uso di quegli agenti che sono in grado - per la loro attività
distruttiva
individuale - di contaminare gli altri, svelando e sviluppando le loro
tendenze
corrotte, quali l'abuso del potere e l'uso sfacciato della corruzione.
Quando
verrà per noi il momento di
prendere delle misure speciali di polizia imponendo l'attuale sistema
russo
dell'"Okhrana" (il più pericoloso veleno per il prestigio dello
Stato) susciteremo dei tumulti fittizi fra la popolazione, oppure la
indurremo
a mostrare una irrequietezza prolungata, al che riusciremo con l'aiuto
di buoni
oratori i quali troveranno molti simpatizzanti, ciò che ci fornirà la
scusa di
perquisire le abitazioni, nonché di sottoporre le persone a restrizioni
speciali, servendoci dei nostri dipendenti che contiamo nella polizia
dei
Gentili. Come la più gran parte dei cospiratori sono spinti dalla
passione che
hanno sia per la congiura, sia per le chiacchiere, non li toccheremo
fin tanto
che non li vedremo sul punto di mettersi ad agire contro di noi, e ci
limiteremo
a introdurre tra loro ciò che chiameremo un elemento di denuncia.
Bisogna
ricordarsi che un potere
perde di prestigio ogni qual volta scopre una congiura pubblica diretta
contro
di esso. In simile rivelazione è implicita la presunzione della sua
debolezza,
nonché, cosa ancora più dannosa, l'ammissione dei suoi errori. Dovete
sapere
che abbiamo distrutto il prestigio dei Gentili regnanti, mediante
numerosi
assassini privati, compiuti dai nostri agenti, pecore cieche del nostro
gregge,
che possono facilmente essere indotte a commettere un delitto purché
sia di
carattere politico. Obbligheremo i governanti a riconoscere la propria
debolezza con l'introdurre apertamente delle misure speciali di
polizia, tipo
"Okhrana", e così scuoteremo il prestigio del loro potere.
Il
nostro sovrano sarà protetto da
una guardia segretissima, giacché non permetteremo mai che si possa
credere
possibile una congiura contro il nostro sovrano, che egli non sia in
grado di
sventarla personalmente, o dalla quale egli sia costretto a
nascondersi. Se
permettessimo che prevalesse un'idea simile, come prevale fra i
Gentili,
firmeremmo la condanna a morte del nostro sovrano, e se non di lui
personalmente, della sua dinastia. Il nostro sovrano, osservando
scrupolosamente le apparenze userà del suo potere soltanto per il
beneficio
della nazione, e giammai per il suo bene personale, o della sua
dinastia. Con
questo severo mantenimento del suo decoro, otterrà il risultato che la
sua
potenza sarà onorata e protetta dai suoi stessi sudditi. Essi
adoreranno la
potenza del sovrano, ben sapendo che ad esso è collegato il benessere
dello
Stato perché da esso dipende l'ordine pubblico. Far la guardia al Re
apertamente, equivale ad ammettere la debolezza del suo potere.
Il
nostro capo sarà
sempre in mezzo al suo popolo ed avrà
l'apparenza di essere circondato da una folla indiscreta di uomini e di
donne,
che per puro caso, in apparenza, occuperà sempre le file più prossime a
lui,
tenendo così indietro il resto della gente, soltanto per conservare
l'ordine.
Questo esempio insegnerà agli altri la padronanza di sé stessi. Nel
caso che un
supplicante fra il popolo, volendo presentargli una domanda, arrivi a
farsi
strada attraverso alla folla, coloro che sono nelle prime file
prenderanno la
sua petizione e la consegneranno al sovrano alla presenza del
supplicante
stesso, acciocché ognuno sappia che tutte le petizioni giungono al
Sovrano e
che egli stesso controlla tutti gli affari. Il prestigio del potere
deve, per
sussistere, occupare una posizione tale che il popolo possa dire: "Se
il
Re solamente potesse sapere!" oppure: "Quando il Re lo saprà!".
Il mistero che circonda la persona del sovrano svanisce non appena una
guardia
di polizia viene vista attorno di lui.
Davanti
una tale guardia, qualunque
assassino con una certa audacia, può considerarsi più forte della
guardia e
quindi, realizzando la sua forza, basta che egli attenda il momento
propizio e
potrà assalire il re. Non predichiamo questa dottrina ai Gentili;
potete
constatare da voi stessi il risultato che ha avuto il sistema di
circondare di
guardie visibili i sovrani dei Gentili. Il nostro Governo arresterà
tutti gli
individui che più o meno giustamente sospetterà di essere delinquenti
politici.
Non è prudente che, per il timore di giudicare erroneamente qualcuno,
si dia
l'opportunità di fuggire alle persone sospette di tali delitti verso di
esse
saremo spietati. Si potrà forse, in casi eccezionali, prendere in
considerazione alcune circostanze attenuanti a favore di delinquenti
comuni, ma
non vi possono essere attenuanti per un delitto politico; vale a dire
che non
esiste giustificazione per un uomo che si lasci trascinare ad occuparsi
di
politica, cosa che nessuno, fuorché il regnante, ha il diritto di
comprendere.
Ed invero neppure tutti i governanti sono capaci di comprendere la vera
politica.
Sarà
proibito a tutti di lasciarsi
coinvolgere in faccende politiche; ma d'altra parte incoraggeremo ogni
genere
di rapporti e di petizioni sottoponenti all'approvazione del Governo
proposte
relative a miglioramenti della vita sociale e nazionale. Con questi
mezzi
conosceremo gli errori del nostro governo e le aspirazioni dei nostri
sudditi.
Risponderemo a questi suggerimenti accettandoli, oppure, se non saranno
accettabili, confutandoli con validi argomenti per dimostrare che la
loro
realizzazione è impossibile e basata sopra una concezione miope degli
affari.
La sedizione non ha più importanza dell'abbaiare di un cane contro un
elefante.
In un governo bene organizzato dal punto di vista sociale, ma non dal
punto di
vista della sua polizia, il cane abbaia contro l'elefante senza
comprenderne la
forza, ma basta che l'elefante glie la dimostri dandogli una buona
lezione,
perché tutti i cani smettano di abbaiare.
Per
togliere al colpevole politico
la sua corona di eroismo, lo metteremo al livello degli altri
delinquenti, alla
pari con i ladri, gli assassini ed i più ripugnanti malfattori. Abbiamo
fatto
il possibile per impedire ai Gentili di adottare questo sistema. Per
raggiungere lo scopo ci siamo serviti della stampa, di discorsi in
pubblico e
di libri scolastici di storia ingegnosamente compilati; abbiamo così
fatto
nascere l'idea che ogni assassino politico sia un martire, morto per
l'ideale
del benessere umano. Una "reclame" così estesa ha moltiplicato il
numero dei liberali e ha ingrossato le file dei nostri agenti di
migliaia di
Gentili.
Oggi
mi occuperò del nostro
programma finanziario, che ho riservato per la fine della mia
relazione, in
quanto è il problema più difficile ed anche perché costituisce la
clausola
finale dei nostri piani. Prima di discuterlo, vorrei rammentarvi ciò
che vi ho
già accennato, e cioè che tutta la nostra politica si riduce ad una
questione
di cifre. Quando assumeremo il potere, il nostro governo autocratico
eviterà,
per il suo interesse personale, di imporre al popolo delle tasse
pesanti e
terrà sempre presente la parte che deve rappresentare; quella cioè, di
un
padre, di un protettore. Ma siccome l'organizzazione del governo
assorbirà
vaste somme di denaro, sarà tanto più necessario di procacciare i mezzi
necessari per mantenerla. Quindi dovremo studiare e risolvere questo
problema
con la massima cura, procurando che il peso delle imposte sia
distribuito
equamente.
Per
mezzo di una finzione legale il
nostro sovrano sarà proprietario di tutti i possedimenti dello Stato
(ciò si
mette in pratica colla massima facilità). Egli potrà prelevare quelle
somme di
denaro che saranno necessarie per regolare la circolazione monetaria
del Paese.
Quindi il metodo più adatto per soddisfare le spese governative sarà la
tassazione progressiva della proprietà. Così le imposte saranno pagate
senza
l'oppressione e la rovina del popolo, e l'ammontare relativo dipenderà
dal
valore di ciascuna proprietà individuale. I ricchi dovranno comprendere
che
hanno il dovere di dare una parte della loro soverchia ricchezza al
governo,
perché questo garantisce loro il possesso sicuro del rimanente, ed
inoltre dà
loro di diritto di guadagnare del denaro onestamente. Dico onestamente,
perché
il controllo della società impedirà i furti sul terreno legale.
Come
questa riforma sociale deve
essere la prima e più importante del nostro programma, essendo la
garanzia
principale della pace. Essa non ammette indugi di sorta. La tassazione
dei
poveri è l'origine di tutte le rivoluzioni e produce sempre un grave
danno al
governo, perché questo, sforzandosi di estorcere denaro dal popolo,
perde
l'occasione di ottenerlo dai ricchi. La tassazione del capitale farà
diminuire
le ricchezze dei privati, nelle cui mani le abbiamo lasciate accumulare
sino ad
ora appositamente, perché i plutocrati agissero da contrappeso ai
governi dei
Gentili e alle loro finanze. La tassazione progressiva applicata
proporzionalmente alle fortune individuali, produrrà assai più del
sistema
attuale di tassare tutti egualmente. Questo sistema è, al momento
attuale
(1901) essenziale per noi, perché genera il malcontento fra i Gentili.
Il
potere del nostro sovrano si baserà principalmente sul fatto, che egli
sarà
garante dell'equilibrio del potere e della pace perpetua del mondo.
Quindi, per
ottenere questa pace, i capitalisti dovranno rinunciare ad una parte
delle loro
ricchezze, salvaguardando così l'azione del governo.
Le
spese del Governo devono essere
pagate da coloro che sono meglio in grado di sostenerle e col denaro
che si
potrà togliere ad essi. Tale misura farà cessare l'odio delle classi
popolari
per i ricchi, perché esse vedranno in costoro i necessari sostegni
finanziari
del governo, riconosceranno in essi, inoltre, i sostenitori della pace
e del
benessere pubblico. Le classi povere comprenderanno che i ricchi
forniscono i
mezzi per i benefizi sociali. Per evitare che le classi intelligenti,
vale a
dire i contribuenti, si lagnino soverchiamente del nuovo sistema di
tassazione,
daremo ad esse dei resoconti particolareggiati, esponendo chiaramente
il modo
come il loro denaro viene speso; eccettuato, si capisce, quella parte
che sarà
impiegata per i bisogni privati del Sovrano e per le esigenze
dell'amministrazione.
Il
Sovrano non avrà alcuna proprietà
privata, perché tutto ciò che è nello Stato gli apparterà. Se al
Sovrano fosse
concesso di possedere privatamente, sembrerebbe che non è di sua
proprietà
tutto ciò che è nello Stato. I congiunti del Sovrano, eccettuato il Suo
erede,
il quale sarà anche mantenuto a spese del governo, dovranno servire
come
funzionari governativi, oppure lavorare, allo scopo di conservare il
diritto di
possedere: il privilegio di essere di sangue reale non concederà loro
il diritto
di vivere alle spalle dello Stato. Vi sarà una tassa di bollo
progressiva su
tutte le vendite e compere, nonché tasse di successione. Qualunque
contratto
senza il bollo necessario sarà considerato illegale, ed il proprietario
antecedente sarà obbligato a pagare al Governo una percentuale sulla
tassa dal
giorno della vendita.
Ogni
documento di garanzia del
trasferimento di un diritto di una proprietà, ecc., da una persona ad
un'altra,
dovrà essere portato ogni settimana all'ispettore locale delle tasse,
unendovi
una dichiarazione con nome e cognome del possessore attuale e del
precedente,
nonché l'indirizzo permanente di ambedue. Simile procedura sarà
necessaria per
i trasferimenti sorpassanti un certo valore; eccedenti cioè l'ammontare
della
spesa media giornaliera. La vendita delle cose più necessarie sarà
soggetta
soltanto ad una marca da bollo di valore stabilito. Calcolate quante
volte il
valore di una simile tassazione sorpasserà la rendita dei governi
Gentili. Lo
Stato dovrà tenere in riserva una certa quota di capitale, e nel caso
che la
rendita proveniente della tassazione venisse a sorpassare questa somma
specificata, la somma risultante in più dovrà essere rimessa in
circolazione.
Queste
somme in eccesso saranno
spese organizzando ogni sorta di lavori pubblici. La direzione di
questi lavori
dipenderà da un dipartimento governativo, e quindi gli interessi delle
classi
operaie saranno strettamente collegati a quelli del governo e del loro
Sovrano.
Una parte di questo denaro soverchio sarà destinato a premiare le
invenzioni e
le produzioni. È di prima importanza d'impedire che la moneta rimanga
inattiva
nelle banche dello Stato, al disopra di una somma specificata che possa
essere
destinata a qualche scopo speciale; perché il denaro è fatto per
circolare, e
qualunque congestione di denaro ha sempre un effetto disastroso sul
corso degli
affari dello Stato, giacché la moneta agisce quale lubrificante del
meccanismo
statale, e se il lubrificante si condensa, il funzionamento della
macchina si
arresta in conseguenza. Il fatto che le cartelle di rendita hanno
sostituito la
moneta in gran parte, ha creato una congestione simile a quella ora
descritta.
Le conseguenze di questo fatto sono abbastanza evidenti. Istituiremo
pure un
dipartimento per la revisione dei conti, sicché il Sovrano possa a
qualunque
momento ricevere un rendiconto completo delle spese del governo e delle
sue
rendite.
Ogni
rendiconto sarà tenuto
rigorosamente al corrente, fuorché quelli del mese in corso e del
precedente.
L'unica persona che non avrebbe alcun interesse a derubare la banca
dello Stato
è il suo proprietario - il Sovrano -. Per questa ragione il suo
controllo
impedirà qualunque possibilità di perdite o di spese non necessarie.
Saranno
aboliti i ricevimenti di etichetta, che sciupano il tempo prezioso del
Sovrano,
e ciò per dargli maggiori opportunità di attendere agli affari dello
Stato.
Sotto il nostro governo il Sovrano non sarà circondato da cortigiani, i
quali
generalmente si pavoneggiano intorno alla sua persona soltanto per
vanità, e si
preoccupano esclusivamente dei propri interessi, trascurando, come
fanno, il
benessere dello Stato.
Tutte
le crisi economiche da noi
combinate con tanta astuzia nei paesi dei Gentili, sono state
determinate
ritirando il denaro dalla circolazione. Lo Stato si è trovato nella
necessità
per i suoi prestiti di fare appello alle grandi fortune che sono
congestionate
pel fatto che la moneta è stata ritirata dal governo. Questi prestiti
hanno
imposto dei pesanti carichi sui governi, obbligandoli a pagare
interessi, e
così sono legati mani e piedi. La concentrazione della produzione nelle
mani
del capitalismo ha prosciugato tutta la forza produttrice del popolo
insieme
alle ricchezze dello Stato. La moneta, al momento attuale, non può
soddisfare i
bisogni della classe operaia, perché non è sufficiente per tutti.
L'emissione
della moneta deve corrispondere all'aumento della popolazione, e
bisogna
considerare i bambini come consumatori di moneta fino dal giorno della
loro
nascita. Una verifica della moneta di tanto in tanto è una questione
vitale per
il mondo intero.
Sapete,
io credo, che la moneta
aurea è stata la distruzione di tutti gli Stati che l’hanno adottata,
perché
non poteva soddisfare ai bisogni della popolazione; tanto più che noi
abbiamo
fatto del nostro meglio, perché fosse congestionata e tolta dalla
circolazione.
Il nostro governo avrà una moneta basata sul valore della potenza di
lavoro del
paese; essa sarà di carta, e magari anche di legno. Emetteremo una
quantità di
moneta sufficiente per ogni suddito, aumentandone la quantità alla
nascita di
ogni bambino e diminuendola per la morte di ogni individuo. I conti
governativi
saranno tenuti da governi locali separati e da uffici provinciali. Per
evitare
ritardi nei pagamenti delle spese governative, il Sovrano in persona
emetterà
ordini regolanti i termini di pagamento di dette somme, mettendo così
fine ai
favoritismi usati qualche volta dai ministri delle finanze ad alcuni
dipartimenti. I resoconti degli introiti e delle spese dello Stato
saranno
tenuti insieme, perché si possa sempre confrontarli.
I
piani che faremo per la riforma
delle istituzioni di finanza dei Gentili saranno applicati in maniera
tale che
essi non se ne accorgeranno mai. Metteremo in evidenza la necessità di
riforme,
come se siano dovute allo Stato disordinato raggiunto dalle finanze dei
Gentili. Dimostreremo che la prima ragione di questa cattiva condizione
finanziaria, sta nel fatto che essi principiano il loro anno
finanziario
facendo un calcolo approssimativo pel bilancio annuo governativo,
l'ammontare
del quale aumenta di anno in anno, e per la ragione seguente: si riesce
a
stento a far durare le somme assegnate al bilancio governativo annuale
sino
alla metà dell'anno; quindi si presenta un nuovo bilancio governativo
riveduto,
e la somma relativa viene spesa generalmente in tre mesi. Dopo questo
viene
votato un bilancio supplementare, e alla fine dell'anno i conti sono
sistemati
mediante un bilancio di liquidazione.
Il
bilancio di un anno è basato
sulla spesa totale dell'anno precedente, quindi in ogni anno avviene
una
deviazione di circa il 50 per cento sulla somma nominale, ed il
bilancio annuo
alla fine di un decennio è triplicato. Grazie a simile procedura,
tollerata dai
Gentili negligenti, le loro riserve sono state prosciugate. Quindi,
quando
giunse il periodo dei prestiti, questo periodo vuotò le banche statali,
portandole sull'orlo del fallimento. Potete facilmente comprendere, che
un'amministrazione delle finanze di questo genere, che abbiamo indotto
i Gentili
a seguire, non può essere adottato dal nostro governo. Ogni prestito
dimostra
la debolezza del governo e la sua incapacità a comprendere i suoi
diritti. Ogni
prestito, come la spada di Damocle, pende sulla testa dei governanti,
che
invece di prelevare certe somme direttamente dalla nazione per mezzo di
una
tassazione temporanea, vanno dai nostri banchieri col cappello in mano.
I
prestiti all'estero sono come
sanguisughe che non si possono distaccare dal corpo del governo, finché
non
cascano da sé, o finché il governo non riesce a sbarazzarsene. Ma i
governi dei
Gentili non desiderano di togliersi di dosso queste sanguisughe; al
contrario
ne aumentano il numero, ed è perciò che il loro Stato è destinato a
morire
dissanguato e per colpa loro. Perché, cosa è un prestito all'estero se
non una
sanguisuga? Un prestito è una emissione di carta governativa che
implica
l'impegno di pagare un interesse ammontante ad una certa percentuale
della
somma totale di denaro preso in prestito. Se un prestito è al cinque
per cento,
in venti anni il governo avrà inutilmente pagato una somma equivalente
a quella
del prestito per coprirne la percentuale. In 40 anni avrà pagato due
volte ed
in 60 anni tre volte la somma iniziale, ma il prestito resterà sempre
un debito
non pagato.
Da
questo calcolo è evidente che
simili prestiti, dato l'attuale sistema di tassazione (1901),
toglieranno fino
l'ultimo centesimo al povero contribuente per pagare gl'interessi ai
capitalisti stranieri, dai quali lo Stato ha preso in prestito il
denaro invece
di raccogliere dalla nazione, per mezzo di tasse, la somma necessaria
libera di
interessi. Fin tanto che i prestiti erano interni, i Gentili non
facevano che
trasferire il denaro dalle tasche dei poveri in quelle dei ricchi; ma
da quando
riuscimmo, corrompendo chi di ragione, a far sostituire prestiti
all'estero a
quelli all'interno, tutte le ricchezze degli Stati affluirono nelle
nostre
casseforti, e tutti i Gentili principiarono a pagarci ciò che si può
chiamare
tributo.
A
causa della loro trascuratezza
nella scienza del governo, o a causa della corruzione dei loro
ministri, o
della loro ignoranza in fatto di finanza, i sovrani Gentili hanno reso
i loro
paesi debitori delle nostre banche ad un punto tale, che non potranno
mai
redimere le loro ipoteche. Dovete comprendere quante fatiche e quante
pene
abbiamo sopportato per riuscire a produrre un simile stato di affari.
Nel
nostro governo avremo grande cura che non succeda una congestione di
danaro e
quindi non avremo prestiti di Stato, eccezione fatta di buoni del
Tesoro
all'uno per cento, per impedire che il pagamento della percentuale
esponga il
paese ad essere succhiato dalle mignatte. Il diritto di emettere
obbligazioni
sarà concesso esclusivamente alle ditte commerciali, le quali non
avranno alcuna
difficoltà a pagare le percentuali con i loro profitti, perché prendono
in
prestito il denaro per imprese commerciali. Ma lo Stato non può trarre
profitto
da denaro preso in prestito, perché si rende debitore unicamente per
spendere
ciò che si è fatto imprestare.
Lo
Stato compererà anche azioni
commerciali, diventando così un creditore invece di esser come ora un
debitore
e pagatore di tributi. Questa misura metterà fine all'indolenza e alla
negligenza, che ci furono utili fintanto che i Gentili furono
indipendenti, ma
sarebbero dannose al nostro governo. Il vuoto che esiste nel cervello
puramente
animale dei Gentili è dimostrata dal fatto, che quando prendevano
denaro in
prestito da noi con interessi essi non riuscirono a capire, che ogni
somma così
ottenuta avrebbero dovuto in ultima analisi farla uscir fuori dalle
risorse del
loro paese, insieme coi relativi interessi. Sarebbe stato assai più
semplice di
prelevare senz'altro tale danaro dal popolo, senza doverne pagare gli
interessi
ad altri. Questo dimostra il nostro genio ed il fatto che il nostro è
il popolo
eletto da Dio.
Siamo
riusciti a presentare ai
Gentili il problema dei prestiti sotto una buona luce così favorevole,
che essi
hanno persino creduto di ricavarne profitto. I nostri calcoli, che
produrremo
al momento opportuno, che sono stati elaborati con l'esperienza dei
secoli, e
che ponderavamo mentre i Gentili governavano, differiscono da quelli di
costoro
per la loro straordinaria lucidità, dimostreranno quanto siano benefici
i
nostri piani. Questi metteranno fine ad abusi come quelli per mezzo dei
quali
siamo diventati i padroni dei Gentili e che non possono essere permessi
nel
nostro regno. Il nostro budget sarà compreso in modo tale che sarà
impossibile
per il sovrano, così come per il più piccolo impiegato, distrarre la
minima
quantità di denaro senza essere visto, o dargli un altro impiego oltre
a quello
che è stato previsto. È impossibile governare con successo senza un
piano
definitivamente prestabilito. Persino i cavalieri e gli eroi muoiono,
quando
prendono una strada senza sapere dove conduca e quando partono per un
viaggio senza
essere bene equipaggiati.
I
sovrani dei Gentili, che furono,
anche col nostro aiuto, indotti a trascurare l'adempimento dei loro
doveri
governativi per mezzo di rappresentazioni, divertimenti, pompe ed altri
svaghi,
non furono altro che dei paraventi per nascondere i nostri intrighi. I rapporti dei nostri
seguaci, che venivano
mandati a rappresentare il Governo nei suoi doveri pubblici, furono
compilate dai
nostri agenti. In ogni occasione queste relazioni riuscirono gradite
alle menti
poco accorte dei Sovrani, perché erano sempre accompagnate dai vari
suggerimenti per future economie. Essi avrebbero potuto domandarsi come
fosse
possibile far economie mettendo nuove tasse; ma essi non chiesero
nulla. Voi
sapete in quali condizioni di caos finanziario si sono ridotti per
colpa loro,
con la loro negligenza. Essi hanno finito per fallire malgrado le ardue
fatiche
dei loro sudditi.
Aggiungerò
ora qualche parola a ciò
che vi dissi alla nostra ultima assemblea, e vi farò una spiegazione
dettagliata dei prestiti all'interno. Ma non discuterò ulteriormente i
prestiti
all'estero, perché essi hanno riempito i nostri forzieri di denaro
tolto ai
Gentili ed anche perché il nostro governo universale non avrà vicini
esteri dai
quali esso possa prendere a prestito. Ci siamo serviti della corruzione
degli
amministratori e della negligenza dei sovrani Gentili per raddoppiare e
triplicare il denaro imprestato da noi ai loro governi e del quale in
realtà
non abbisognavano. Chi potrebbe fare altrettanto a noi? Quindi mi
occuperò
soltanto dei prestiti all'interno. Quando il governo annunzia un
prestito di
questo genere, apre una sottoscrizione per i certificati relativi.
Questi,
perché siano alla portata di tutte le borse, saranno di tagli
piccolissimi. I
primi sottoscrittori possono comprare sotto alla pari. Il giorno
seguente il
prezzo dei titoli viene alzato, per dare l'impressione che tutti
desiderano
comprarli.
Qualche
giorno più tardi, le
casseforti dell'erario sono colme con tutto denaro che è stato
sottoscritto in
più. (Perché continuare ad accettare denaro per un prestito già
soverchiamente
sottoscritto?). La sottoscrizione ha evidentemente sorpassato di molto
la somma
richiesta; in questo consiste tutto il risultato; evidentemente il
pubblico ha
fiducia nel governo. Ma quando la commedia è finita, rimane il fatto
che vi è
un grosso debito, e che per pagarne gli interessi il governo deve
ricorrere ad
un nuovo prestito, il quale alla sua volta non annulla il debito dello
Stato;
ma anzi lo aumenta. Quando la capacità governativa di prendere in
prestito è
esaurita, gli interessi dei nuovi prestiti debbono essere pagati con
nuove
tasse; le quali non sono altro che nuovi debiti contratti per coprirne
altri.
Allora
viene il periodo di
conversione dei prestiti; ma dette conversioni non fanno che diminuire
la
quantità dell'interesse da pagare, senza cancellare il debito. Inoltre
si
possono fare solamente col consenso dei creditori. I Governi quando
danno
l'avviso di queste conversioni, accordano ai creditori il diritto di
accettarle, o di essere rimborsati dei loro denari se non desiderano di
accettarle; ma se ognuno reclamasse il proprio denaro, i Governi
sarebbero presi
nella propria rete e non potrebbero rimborsare tutto il denaro.
Fortunatamente
i sudditi dei governi Gentili non si intendono molto di finanza, ed
hanno
sempre preferito di subire un ribasso nel valore dei loro titoli ed una
diminuzione di interessi, piuttosto che rischiare un nuovo
investimento. Così
hanno spesse volte dato la possibilità ai loro governi di sbarazzarsi
di un
debito, che probabilmente ammontava a parecchi milioni.
I
Gentili non oserebbero fare una
cosa simile con i prestiti all'estero, ben sapendo che in tal caso noi
tutti
richiederemo il rimborso del nostro denaro. Con un'azione simile il
governo
dichiarerebbe apertamente il suo fallimento, e ciò dimostrerebbe
chiaramente al
popolo che i suoi interessi non hanno nulla di comune con quelli del
suo
governo. Desidero di fermare la vostra attenzione in modo speciale su
quanto ho
detto, ed anche sul seguente fatto: Tutti i prestiti all'interno sono
consolidati dai cosiddetti prestiti temporanei; vale a dire, da debiti
a breve
scadenza, formati dal denaro depositato nelle Banche dello Stato e
nelle Casse
di Risparmio. Questo denaro, essendo a disposizione del Governo per un
periodo
di tempo considerevole, serve a pagare gli interessi dei prestiti
all'estero,
ed il Governo deposita nelle Banche, invece di esso, dei titoli di
Stato, i
quali coprono tutti i deficit nelle casseforti statali dei Gentili.
Quando
il nostro sovrano sarà sul
suo trono mondiale, tutte queste scaltre operazioni finanziarie
svaniranno.
Distruggeremo il mercato dei valori pubblici, perché non permetteremo
che il
nostro prestigio sia scosso dal rialzo e ribasso dei nostri titoli, il
cui
valore sarà stabilito per legge alla pari, senza possibilità alcuna di
qualsiasi variazione di prezzo. Il rialzo origina il ribasso, ed è per
mezzo
dei rialzi che abbiamo cominciato a discreditare i titoli pubblici dei
Gentili.
Alle Borse sostituiremo enormi organizzazioni governative, che avranno
il
dovere di tassare le imprese commerciali in quel modo che il governo
crederà
opportuno. Queste istituzioni saranno in grado di gettare sul mercato
milioni e
milioni di azioni commerciali, o di comperarle in un sol giorno. Quindi
tutte
le imprese commerciali dipenderanno da noi, e vi potete immaginare
quale forza
sarà la nostra.
Con
tutto quello che ho detto sino
ad ora, ho cercato di farvi un quadro dal vero del mistero degli
avvenimenti
attuali nonché dei passati, i quali scorrono tutti nel fiume del
destino, e se
ne vedranno le conseguenze nel futuro prossimo. Vi ho mostrato i nostri
piani
segreti, per mezzo dei quali agiamo sui Gentili, nonché la nostra
politica
finanziaria: devo aggiungere ancora solo poche parole. Nelle nostre
mani è
concentrata la più grande potenza del momento attuale, vale a dire la
potenza
dell'oro. In due soli giorni possiamo estrarre qualsiasi somma dai
depositi
segreti dei nostri tesori. È ancora necessario per noi di provare che
il nostro
regno è voluto da Dio? È possibile che, possedendo così vaste
ricchezze, non
riusciamo a dimostrare che tutto l'oro da noi ammassato in tanti
secoli, non
aiuterà la nostra vera causa per il bene, cioè per il ripristino
dell'ordine
sotto il nostro regime? Forse bisognerà ricorrere in certa misura alla
violenza; ma tale ordine sarà certamente ristabilito.
Dimostreremo
di essere i benefattori
che hanno restituito la libertà e la pace al mondo torturato. Offriremo
al
mondo questa possibilità di pace e di libertà, ma certamente ad una
condizione
sola, e cioè che il mondo aderisca strettamente alle nostre leggi.
Inoltre
faremo chiaramente comprendere a tutti, che la libertà non consiste
nella
dissolutezza, né nel diritto di fare ciò che si vuole. Dimostreremo
pure che né
la posizione, né il potere, danno ad un uomo il diritto di propugnare
principi
perniciosi, come ad esempio la libertà di religione, l'uguaglianza, o
idee
simili. Renderemo inoltre ben chiaro, che la libertà individuale non dà
il
diritto a chicchessia di eccitarsi o di eccitare altri facendo dei
discorsi
ridicoli alle masse turbolenti. Insegneremo al mondo che la vera
libertà
consiste unicamente nell'inviolabilità di persona, di domicilio e di
proprietà
per chiunque aderisce onestamente a tutte le leggi della vita sociale.
Insegneremo che la posizione di un uomo sarà in relazione al concetto
che egli
ha dei diritti altrui, e che la sua dignità personale deve vietargli
fantasticherie circa sé stesso.
La
nostra potenza sarà gloriosa,
perché sarà immensa e regnerà e guiderà e certamente non darà ascolto
ai
caporioni popolari, o a qualunque altro oratore vociferante parole
insensate
alle quali si attribuisce l'altisonante titolo di "principi elevati",
mentre non sono altro che utopie. La nostra potenza sarà
l'organizzatrice
dell'ordine in cui consiste la felicità dei popoli. Il prestigio di
questa
potenza sarà tale, che avrà l'adorazione mistica, nonché la soggezione
di tutte
le nazioni. Una potenza vera non si piega ad alcun diritto, neanche a
quello di
Dio. Nessuno oserà avvicinarsi ad essa allo scopo di toglierle sia pure
un
briciolo della sua forza.
Perché
il popolo si abitui
all'ubbidienza, deve essere educato alla modestia e alla moderazione;
quindi
diminuiremo la produzione degli oggetti di lusso. Con questi mezzi
introdurremo
per forza la moralità, che ora viene corrotta dalla continua rivalità
nel campo
del lusso. Patrocineremo le industrie casalinghe, per danneggiare le
fabbriche
private. La necessità di tali riforme è anche nel fatto che i padroni
di grandi
fabbriche private spesse volte incitano, forse anche inconsciamente, i
loro
operai contro il governo. La popolazione impiegata nelle industrie
locali non
conosce il significato delle parole: "senza lavoro" ; e questo fa sì
che essa è attaccata al regime esistente e la invoglia ad appoggiare il
governo. La disoccupazione è il più grande pericolo per il Governo;
essa avrà
servito al nostro scopo appena, per mezzo suo, saremo giunti al potere.
L'ubriachezza
sarà pure proibita e
considerata un delitto contro l'umanità e come tale punita, perché
sotto
l'influenza dell'alcool l'uomo somiglia alla bestia. Le nazioni si
sottomettono
ciecamente soltanto ad una potenza forte che sia totalmente
indipendente da
esse e nelle cui mani esse vedano scintillare una spada che serva come
arma di
difesa contro tutte le insurrezioni sociali. Perché dovrebbero
desiderare che
il loro sovrano abbia l'anima di un angelo? Anzi, esse devono vedere in
lui la
personificazione della forza e della potenza. Un capo deve sorgere che
sostituisca i governi esistenti, viventi sopra una folla che abbiamo
demoralizzato
colle fiamme della anarchia. Questo regnante dovrà anzitutto spegnere
queste
fiamme, che senza tregua sprizzano da ogni lato. Per raggiungere questo
scopo,
egli dovrà distruggere tutte le società che possono dar origine a
queste
fiamme, anche a costo di versare il suo proprio sangue.
Egli
dovrà costituire un esercito
bene organizzato, che lotterà energicamente contro l'infezione
anarchica che
può avvelenare il corpo del governo. Il nostro Sovrano sarà prescelto
da Dio e
consacrato dall'alto allo scopo di distruggere tutte le idee
influenzate
dall'istinto e non dalla ragione, da principî brutali e non
dall'umanità. Al
momento attuale questi concetti prevalgono con grande successo, e le
conseguenze sono i furti e la violenza compiuti sotto lo stendardo del
diritto
e della libertà. Queste idee hanno distrutto tutte le organizzazioni
sociali,
conducendo così al regno del Re di Israele. Ma la loro azione nefasta
sarà
finita appena il regno del nostro Sovrano comincerà. Allora le
spazzeremo via
tutte, perché sulla strada del nostro Sovrano non possa esservi del
fango.
Allora potremo dire alla nazione: "Pregate Iddio e prosternatevi a
Colui
che porta il segno della predestinazione del mondo, di Cui Iddio in
persona ha
guidato la stella affinché nessuno fuorché Lui potesse liberare
l'umanità da
ogni peccato".
Ora
parlerò del mezzo di cui ci
serviremo per rafforzare la dinastia del Re Davide, affinché essa possa
durare
fino al giorno del giudizio finale. Il nostro modo di render sicura la
dinastia
consisterà, in massima, nell'applicazione dei medesimi principi che
hanno posto
il maneggio degli affari del mondo nelle mani dei nostri savi; cioè la
direzione e l'educazione dell'intera razza umana. Diversi membri del
seme di
David prepareranno i Re ed i loro Successori, i quali saranno eletti
non per
diritto ereditario, ma per la loro capacità individuale. Questi
successori
saranno iniziati ai nostri misteri segreti politici ed ai nostri piani
di
governo avendo massima cura perché nessun altro possa averne
conoscenza. Di
tali misure saranno necessarie perché tutti sappiano che sono degni di
regnare
solamente gli iniziati ai misteri dell'alta politica. Solo a tali
uomini sarà
insegnata l'applicazione pratica dei nostri piani, servendosi
dell'esperienza
di molti secoli. Saranno iniziati alle conclusioni dedotte dalle
osservazioni
sul nostro sistema politico ed economico, nonché a tutte le scienze
sociali.
Insomma, apprenderanno il vero spirito delle leggi che sono state
stabilite
dalla natura stessa per governare l'umanità.
I
successori diretti del Sovrano
saranno scartati, se durante la loro educazione daranno prova di essere
frivoli
o di cuore mite, oppure qualora mostrino qualche altra tendenza che
potrebbe
essere deleteria al loro potere, che potrebbe renderli incapaci di
governare, o
anche essere pericolosa al prestigio della corona. Solamente agli
uomini capaci
di governare con fermezza, benché forse con crudeltà, saranno affidate
le
redini del governo dai nostri anziani. In caso di malattia, o di
perdita di
energia, il nostro Sovrano sarà costretto a cedere le redini del
governo a
quelli della sua famiglia che avranno dimostrato di essere più capaci
di lui. I
progetti immediati del Re, e tanto più quelli per il futuro, non
saranno
conosciuti neanche dai suoi più intimi Consiglieri. Solamente il nostro
Sovrano
ed i Tre che lo avranno iniziato, conosceranno il futuro. Nella persona
del
Sovrano, che regnerà con una volontà incrollabile, controllando sé
stesso come
l'umanità, il popolo vedrà - per così dire - il destino personificato e
le sue
vie umane. Nessuno conoscerà i fini dei Sovrano quando emetterà i suoi
ordini,
quindi nessuno oserà ostacolare il suo misterioso cammino. S'intende
che il
Sovrano dovrà essere capace di eseguire i nostri piani. Quindi non
salirà al
trono fino a che la sua intelligenza non sia stata accertata dai nostri
Savi.
Perché
tutti i sudditi amino e
venerino il loro Sovrano, egli dovrà spesso parlare in pubblico. Questo
farà
armonizzare le due potenze, vale a dire, quella della popolazione e
quella del
regnante, che abbiamo scisso nei paesi gentili, facendo sì che si
temessero
vicendevolmente questo noi facemmo perché queste due potenze, una volta
scisse,
cadessero sotto la nostra influenza. Il Re di Israele non deve essere
sotto l'influenza
delle sue passioni e specialmente di quelle dei sensi. Egli non deve
permettere
agli istinti animali di avere il sopravvento sullo spirito. La
sensualità, più
di qualunque altra passione, distrugge sicuramente tutte le forze
mentali e di
preveggenza; essa distrae il pensiero degli uomini verso il lato
peggiore della
natura umana. Il Sostegno dell'Universo nella persona del Regnante
Mondiale,
germogliato dal Seme Santo di Davide, deve rinunciare a tutte le
passioni
personali per il bene del suo popolo. Il nostro Sovrano deve essere
irreprensibile.
Come
l'avete appena letto, il mondo
intero è sotto la potenza del diavolo e dei suoi agenti, 1Giovanni
5:19. Il
tempo è venuto per tutti coloro che non credono in Dio, e per tutti
quelli che
contestano l'autorità della Bibbia, di riflettere ancora. Le opere di
satana
sono diventate così visibili oggigiorno che sono solo le persone in
malafede
possono continuare a dire che satana non esiste. Satana esiste, i suoi
agenti
come l'avete appena letto esistono anche, e lavorano con accanimento
per
compiere la loro missione, quella di distruggere il mondo. Adesso che
vi viene
dimostrato che satana esiste, sarà più facile per quelli che non
credono in Dio
accettare che Dio esiste. Perché non è possibile che satana esista, e
che Dio
non esista. Se satana ed i suoi demoni esistono, Dio ed i Suoi angeli
esistono
anche.
Tutti
coloro che disprezzano la
Bibbia pensando che Dio non esista, riconsiderino la loro posizione
finché è
ancora in tempo. Dio esiste e la sua parola, la Bibbia, è vera. È
meglio che
ognuno di voi si riconcili con Dio prima di lasciare questa terra. E
tutti
coloro che pensavano che ogni continente avesse il suo o i suoi dei,
ripensateci, non è così. C'è infatti un solo Dio che è il Maestro di
tutti i
suoi figli, così come c'è un solo satana che è il Maestro di tutti quei
serpenti di cui avete appena letto i piani per il dominio e la
distruzione del
mondo. Se ogni continente non ha il suo o i suoi satana, allora non c'è
motivo
per cui ogni continente debba avere il suo o i suoi dei.
Tutti
coloro che pensavano che la
Bibbia fosse un altro strumento di colonizzazione usato dagli
occidentali per
sottomettere gli africani, massacrarli e saccheggiare tutte le loro
risorse,
devono capire ora che si sbagliavano. Gli occidentali a cui
erroneamente
attribuite il cristianesimo non credono nella Bibbia. L'hanno
semplicemente
usata per danneggiare il resto del mondo e per commettere i loro
crimini e
abomini.
Usando
la Bibbia nel modo in cui la
usavano, questi demoni in carne avevano la missione di sabotare la
Bibbia, per
far sì che molti non credessero più in Dio. Ed è esattamente quello che
sta
accadendo, purtroppo. Mentre alcuni africani rifiutano la Bibbia con
l'erroneo
pretesto che si tratta di uno strumento di colonizzazione, altri,
perché
ignorano la propria origine, rifiutano la Bibbia con l'ancora erroneo
pretesto
che la Bibbia appartiene agli ebrei o a Israele. Il giorno in cui
questi
ignoranti scopriranno la verità, spariranno. Anche le persone di altre
nazioni
cadono nella trappola di rifiutare la Bibbia pensando che sia solo per
gli
ebrei o per Israele.
Ripensateci
finché è ancora tempo.
La Bibbia non è per gli occidentali, né per gli ebrei, né per Israele;
è la
parola del Dio creatore del cielo e della terra. E il Dio della Bibbia
non è né
il Dio degli occidentali, né il Dio dei veri ebrei, né il Dio dei falsi
ebrei,
né il Dio dell'attuale Israele, secondo la comprensione errata di molti
cristiani evangelici di oggi. Il
Dio della Bibbia è il Dio di tutti coloro
che credono in Lui attraverso Gesù Cristo, l'unico Salvatore.
Vorrei
a questo proposito mettere in
guardia tutti questi Cristiani evangelici e pentecostali che nella loro
ignoranza sostengono tutte le follie degli ebrei col pretesto che sono
il
popolo di Dio. Siete nell'errore. Questi nemici di Dio che vedi in Israele in
questo momento non sono in alcun modo il popolo di Dio. Sono impostori.
Non
sono mai stati il popolo di Dio, e mai lo saranno.
Il vero popolo di
Dio sta ancora sprofondando nell'ignoranza e nell'oblio. Cristiani
evangelici e
pentecostali che sostengono ancora questi agenti dell'Inferno,
prendendoli per
il popolo di Dio, dovete pentirvi. Dovete con tutto il vostro cuore
chiedere
perdono all’Eterno degli eserciti.
Il
Dio di Israele menzionato nella
Bibbia non può essere il Dio di quei satanisti che ora occupano parte
del Medio
Oriente attualmente. Il Dio di Israele di cui parla la Bibbia non è mai
stato,
e mai lo sarà, il Dio di quegli abominevoli omosessuali e transessuali
che
sfilano tutto il giorno a Tel Aviv, né il Dio di questi Illuminati, di
questi
Massoni e altri assassini che fingono di essere ebrei, ma che hanno
lottato con
il diavolo per distruggere tutta la terra e allontanare tutti dal vero
Dio. Che
questo sia molto chiaro per voi d'ora in poi.
La grazia sia
con
tutti quelli che amano il Signor nostro Gesù Cristo con sincerità!
Cari fratelli e sorelle,
Se siete fuggiti dalle false chiese e volete sapere cosa dovete fare, ecco le due soluzioni che vi vengono offerte:
1- Guardate se intorno a voi ci sono altri figli di Dio che temono Dio e desiderano vivere secondo la Santa Dottrina. Se ne trovate, sentitevi liberi di unirvi a loro.
2- Se non ne trovate e desiderate unirvi a noi, le nostre porte vi sono aperte. L'unica cosa che vi chiederemo di fare è di leggere prima tutti gli Insegnamenti che il Signore ci ha dato, e che si possono trovare sul nostro sito www.mcreveil.org, per rassicurarvi che sono conformi alla Bibbia. Se li trovate in modo conforme alla Bibbia e siete disposti a sottomettervi a Gesù Cristo e a vivere secondo le esigenze della Sua parola, vi accoglieremo con gioia.
La grazia del Signore Gesú Cristo sia con voi!
Fonte & Contatto:
Sito web: https://www.mcreveil.org
E-mail: mail@mcreveil.org